martedì 10 novembre 2009

Il libro e la nemesi

Borges! Ancora Borges! Il grande aedo argentino, anzi, il grande Omero argentino. Ai due cantori è vicino un destino comune, che li unisce in un'inquietante nemesi.
Un libro che parla di libri. Un libro che parla di Borges. Borges stesso avrebbe approvato.
Alberto Manguel, nel suo Con Borges ci racconta come per il grande argentino:"...il nocciolo della realtà stava nei libri, scrivere libri, parlare di libri. In maniera viscerale, era consapevole di continuare un dialogo iniziato migliaia di anni fa e che credeva non sarebbe mai finito."
Borges che, ormai cieco, sente il libro con il tatto. Il tatto, un senso materiale, quasi bestiale, soccorre il poeta ormai privo dell'uso del senso divino della vista.
Racconta Manguel l'arrivo del postino che porta un grande pacco. Il pacco contiene un'edizione di lusso del racconto borgesiano Il congresso del mondo. Edizione curata da Franco Maria Ricci, "un volume enorme, rilegato in seta nera e racchiuso in un astuccio pure di seta nera, con impressioni in oro stampato su carta a mano azzurra di Fabriano; le illustrazioni (pitture tantriche ) erano incollate a mano e ogni esemplare numerato."
Borges se lo fa descrivere, apprezza il libro con la mano, con la ricerca tattile che lo soccorre nella perdita (orribile per uno scrittore) della vista.
Poi, definitivo, dice: "Ma non sembra un libro, è una scatola di cioccolatini".
Leonardo Sciascia si accomuna a Borges con uno scrivere tagliente e sottile.
Come una lama.
In A ciascuno il suo, il professor Laurana, nella sua ricerca di una soluzione, di una risposta a ciò che di terribile la sua terra nasconde, si reca in visita dal vecchio professor Roscio, il cui figlio è scomparso in un agguato mafioso.
Così Sciascia: "Il vecchio professor Roscio, la cui fama di oculista ancora durava nella Sicilia occidentale e anzi già volgeva nel mito, da circa vent'anni aveva lasciato la cattedra e la professione. Più che novantanne, per ironia della sorte o perché meglio si inverasse nel mito di uomo che aveva sfidato la natura ridando ai ciechi la vista e dalla natura nella vista era stato colpito, era afflitto da una quasi totale cecità..."
Anche Sciascia rimane affascinato da questa nemesi della natura che forse ha punito Borges per la sua costruzione di una biblioteca di Babele, così simile, nell'orgoglio umano, alla torre di Babele che sfida Dio.
La vita reale del poeta argentino si confonde con la narrazione dello scrittore siciliano, in una confusione e contaminazione di tempi e di storie, di realtà e di irrealtà.
Due libri.
Con Borges, di Alberto Manguel, Adelphi.
A ciascuno il suo, di Leonardo Sciascia, Einaudi (un tempo), Adelphi (oggi).

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Direi, comunanza anche nell'essere fra gli esemplari più sottili della piccola Biblioteca Adelphi...

il blog di angelo ricci ha detto...

Devo dire che è difficile darti torto, ma sappi che esprimi un punto di vista comunque interessante. Qualità? Quantità? Potremmo parlarne per ore.