Avevo lasciato qui tempo fa alcuni appunti per sviluppare in seguito questo argomento. Nel frattempo Gian Paolo Serino apre un dibattito su satisfiction/menstyle. Ne viene fuori che siamo ormai al post-noir (o postnoir o post noir, che dir si voglia). Ma non entro nel merito delle etichette (già si è parlato a suo tempo di NIE/New Italian Epic). Carlo Lucarelli sostiene che le etichette si conquistano sul campo (come non dargli ragione?), mentre per Raul Montanari le etichette servono comunque a vivacizzare il panorama editoriale e, perché no, le vendite (come dargli torto?).
Ma riprendo da dove avevo lasciato i miei appunti.
Negli anni Settanta si è sempre detto che gli autori italiani erano negati per la letteratura di genere. Il motivo era che la presenza ingombrante (?) di Manzoni aveva trasformato la letteratura italiana in uno stone garden di suoi epigoni, con tutti gli annessi e connessi relativi alla forbice letteratura alta (con gli autori intenti a scrivere contemplando il proprio ombelico) e letteratura altra (giallo, noir, fantascienza, rigorosamente relegati in edicola).
Poi è accaduto quello che è accaduto e tutti hanno cominciato a scrivere polizieschi, gialli, noir e chi più ne ha più ne metta (Gianni Biondillo paventa ormai il giallista della porta accanto).
Ora, scrivere contemplandosi l'ombelico non è di per sé un delitto e lo stile di scrittura noir (ma quello vero, quello di Izzo, quello di Manchette, che hanno avuto anche una vita noir) permette una capacità di rappresentazione molto forte della contemporaneità (mi riferisco alla contemporaneità italiana).
Ne parlavo il 27 Settembre a Parole nel Tempo con Donato Dallavalle (Il letto di formiche-Excelsior 1881). E come gli ho anticipato allora, lancio qui la mia personalissima sfida: scriviamo pure contemplandoci l'ombelico, anzi continuiamo a farlo (per descrivere un sentimento non è necessario ricorrere ad investigatori e poliziotti), ma proviamo a farlo (e forse lo stiamo già facendo) usando gli stilemi del noir (per avere una vita noir c'è sempre tempo).
Un autore: Attilio Veraldi.
Due libri (suoi): La mazzetta e Uomo di conseguenza.
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