martedì 17 gennaio 2012

L'ossessione per le parole e Officine Wort

L'ossessione per le parole sbarca alle Officine Wort (già organizzatori della  performance/romanzo totale Chi ha ucciso Lucarelli). Ne nasce una recensione che va al di là delle concezioni classiche libro/valutazione. Una recensione che si (con)fonde con la stessa struttura del libro recensito, a sua volta non definitivo, non prigioniero, non riconducibile a strutture conosciute. Recensione che riesce a penetrare il senso della narrazione, dello storytelling, quasi trasformando se stessa in parte di quella narrazione, di quello storytelling.
Il testo originale è qui.

Non è un vero romanzo, perché non racconta una storia. Ma fa riferimento a tante, tantissime storie, scritte in altri libri, rappresentate nei film, raccontate nelle canzoni. Quindi è più di un romanzo. E' qualcosa che vorrebbe raccontare tutte le storie del mondo, se solo fosse possibile aver letto tutti i libri del mondo o, semplicemente, aver letto tutti i libri che ci hanno incuriositi.
Perché un lettore in una libreria è come un bambino goloso di dolci in una pasticceria: non è mai sazio, non è mai soddisfatto, se potesse si porterebbe a casa metà del negozio.
Eppure bisogna scegliere, per mancanza di tempo o di disponibilità, quindi rimarranno tanti libri che non avremo letto, paragonabili a territori inesplorati su una carta geografica.
Difficile avere dubbi al momento dell'acquisto: è il libro a scegliere il lettore, e non viceversa. Perché il libro è più del mero oggetto che appare agli occhi del profano: il libro è come una creatura vivente. Perché trasmette vita, emozioni, sentimenti.
Un libro può far piangere, può far ridere, può far paura, può far sognare. Se la narrazione è efficace, si vedono davvero i paesaggi descritti, si avverte il clima in cui è ambientata la storia, si sentono perfino gli odori. Si vede la luce, si vede il mare. Si vedono le persone e gli animali. L'assassino, il detective, la ragazza bellissima, la mamma. O il tenero coniglietto piuttosto che la belva feroce, lo squalo divoratore.
Le parole nascono con noi, ci accompagnano per tutta la vita. Possiamo dimenticare a leggere, perdere addirittura la vista in seguito ad una disgrazia, ma le parole si sono impadronite di noi quando ancora eravamo piccoli. Se siamo stati così bravi da conservare tutti i libri letti durante la nostra vita, una visita alla nostra libreria rivelerà di noi più di quanto noi stessi potremmo effettivamente fare. Perché noi siamo quello che leggiamo, e quello che leggiamo è noi.
Cristina Orlandi

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