mercoledì 5 ottobre 2011

Senza trauma, di Daniele Giglioli (Quodlibet)

Lo ammetto: provo un’insana passione per i libri che parlano di libri. Pertanto non potevo certamente restare indifferente nei confronti di Quodlibet che pubblica Senza trauma, di Daniele Giglioli.
Impresa titanica è quella di analizzare e classificare il presente delle narrazioni. È un magma incandescente che può improvvisamente solidificarsi o, altrettanto repentinamente, trasformarsi in cenere eterea.
Ciò che si esibisce con la veste della parola scritta spesso trascina con sé un futuro inesistente o va incontro a un passato irreale. La narrazione non ha mai un presente o, meglio, ha un presente così infinitesimale da renderlo non misurabile.
Daniele Giglioli si arma degli strumenti critici e analitici necessari e si lancia in questa impresa della quale comprende l’ineludibile necessità e l’inevitabile impossibilità .
Punti fermi ai quali fare riferimento, tuttavia, ne esistono. Dalla necessariamente confusa produzione letteraria contemporanea emergono elementi caratterizzanti. La prevalenza della letteratura di genere (la “paraletteratura”, definita così da Valerio Evangelisti), il romanzo storico, il noir, l’indefinibilità dei vari oggetti narrativi non identificati (gli UNO della wuminghiana New Italian Epic) rappresentano quel fiume carsico che traccia un minimo comun denominatore ben definito e non smentibile.
Sangue e feticci, sintomi indagati con la determinazione di un medico ottocentesco, autofinzioni e romanzo storico come veicolo di analisi del contemporaneo. Ecco le presenze che indicizzano questo attimo narrativo.
Attimo narrativo che Giglioli cerca di rendere più visibile, più discernibile, più riconoscibile.
Non è possibile (e nemmeno auspicabile, forse) giungere a una conclusione. Ma un punto fermo rimane. I narratori di questa scrittura dell’estremo, di questa narrativa del nuovo millennio, quasi obbedendo, consapevoli o meno, a un comando imposto dalla loro stessa ricerca di cognizione di ciò che sentono e vedono, non hanno, in questo momento, altri mezzi per tentare di fermare quell’infinito attimo che è il loro (il nostro) presente.
Una domanda però rimane inevasa in modo angosciante, lasciando aperta la porta a inquietanti confluenze borghesiane: siamo noi a narrare il nostro immaginario o è questo che, in ultima analisi, narra le nostre azioni e le nostre interpretazioni?
La risposta è senz’altro contenuta nel prossimo infinito attimo dell’incombente presente.
Un libro.
Senza trauma (Scrittura dell'estremo e narrativa del nuovo millenio), di Daniele Giglioli (Quodlibet).

1 commento:

Luigi87 ha detto...

ciao, ho aggiunto il blog tra quelli che seguo. se ti va di fare lo stesso il mio indirizzo è questo:
http://letteraturaecinema.blogspot.com/

ciao e complimenti per il blog