lunedì 8 agosto 2011

Della brevità e lunghezza dei romanzi

Leggo e cito da corriere.it:
Mai troppo lungo. Così da poter essere iniziato e terminato nel tempo di una pausa pranzo o lungo il tragitto in tram che porta da casa al lavoro. Tablet, ebook reader, smartphone sono i nuovi strumenti tecnologici che consentono al libro di essere letto non solo ovunque ma anche in un modo diverso. «Più rapido - spiega Giovanna di Rosario, docente di Letteratura elettronica all'Università di Jyväskylä (Finlandia) - sia per adattarsi agli interstizi liberi della quotidianità che a un'attitudine mentale più impaziente e protesa verso una risposta immediata, un'attitudine che ereditiamo dalla cultura di Internet».  
A tal punto che il tempo di lettura può ormai diventare un criterio di classificazione delle stesse opere e che, esaltate dalle potenzialità del digitale, le forme narrative (come il racconto lungo o il saggio breve) sembrano addirittura risorgere a nuova vita. Divide, ad esempio, i suoi testi in base alla «durata», il sito longreads.com: da meno di 15 minuti (sotto alle 3.750 parole) a più di 60 minuti (oltre le 15 mila parole). Sempre su Internet, testimonia la nuova tendenza alla lettura breve anche smartnovel.com, sito francese che resuscita l'ottocentesco modello del feuilleton, riproponendolo in una serie di puntate digitali separate. E riprende anche vigore la tradizionale pubblicazione su rivista. Come nel caso di Altrisogni, e-magazine di narrativa fantastica che ai «racconti lunghi» dedica un'apposita sezione. L'esigenza di una forma narrativa più estesa di una short-story, ma più breve di un romanzo, è stata d'altra parte intercettata anche a un livello più istituzionale: pochi mesi fa Amazon ha lanciato nel suo negozio online Kindle Singles ovvero una sezione dedicata a singoli racconti, saggi e romanzi brevi «lunghi due volte un servizio del New Yorker, tanto quanto un paio di capitoli di un libro tradizionale».
Testi che potrebbero conquistare un pubblico nuovo. Lo stesso che viene guardato con interesse anche dai giornali, per l'eventuale diffusione (e vendita) degli articoli dallo stile più lungo. In Italia a saggi brevi e racconti si dedica la casa editrice 40k (40 mila le battute massime dei testi, da cui il nome). «Siamo partiti circa un anno fa e i risultati sono ottimi - testimonia il fondatore Marco Ghezzi -. Solo un mese fa l'autorevole sito Brain Pickings ci ha indicato come una delle sette piattaforme che stanno cambiando l'editoria».
Prendo le mosse da questo articolo del Corriere e mi pare di poter affermare che, come sempre, non c'è nulla di nuovo sotto il sole. Già in Inghilterra, alla fine del XIX secolo, il nascente fenomeno del pendolarismo (impiegati che dai sobborghi si recavano in treno per lavorare a Londra) fece calare il numero delle pagine dei romanzi. Le grandi ed eroiche narrazioni fiume dei vari Dickens, Dumas, Stendhal, Hugo, Tolstoj, avvezze ad essere pubblicate a puntate su giornali e gazzette o ad essere divise in più fascicoli che i carretti delle biblioteche ambulanti portavano nei più sperduti villaggi, mal si adattavano al lettore pendolare che, per leggere, aveva a disposizione solo il tempo del viaggio e non poteva certo portare con sé tomi di centinaia di pagine. Nasce il romanzo agile, da viaggio, che riduce le proprie pagine e, di conseguenza, il proprio ingombro.
La letteratura e il romanzo si adeguano da sempre a queste variabili (che sembrano, di primo acchito, estranee alle tematiche strettamente "letterarie"), dilatandosi e restringendosi come fanno i binari al passaggio dalla stagione calda a quella fredda.
Ma nulla rimane immutato, tanto meno nel mondo del romanzo (e delle sue dimensioni). Leonardo Sciascia ci ha dato romanzi brevi e brevissimi che, con pochi tratti, illustrano le incertezze e i drammi di un'intera nazione. I postmoderni americani invece, in pieno XX secolo, si esibiscono nel revival del romanzo fiume Ottocentesco.
E così, in una continua dimostrazione dei vichiani corsi e ricorsi, il romanzo procede comunque per la sua strada (più o meno ferrata, a seconda dei pendolarismi di volta in volta in auge).
Noto tuttavia, nell'articolo del Corriere, un elemento affascinante e che denota come le umane cose prendano sempre pieghe inaspettate. E cioè come si imputi la nascita dell'attuale esigenza di brevità narrativa proprio al prender piede degli e-reader i quali, invece, potrebbero tranquillamente contenere decine e decine di romanzi fiume. Forse che il supporto digitale, che può annullare tutta la pesantezza e l'ingombro della carta, spinge invece i suoi fruitori a rinunciare a questo vantaggio in omaggio al sempreverde adagio mcluhaniano "il mezzo è il messaggio" (la carta intesa come mezzo pesante e quindi adatta per il romanzo lungo; l'e-reader inteso come mezzo leggero e quindi adatto per il romanzo breve)?
Mi rimane una sola curiosità. Sapere chi riuscirà a battere in brevità il famoso racconto, già brevissimo, di Stephen King (peraltro autore di romanzi di centinaia di pagine): "L'ultimo uomo sulla Terra è in casa. Bussano."

1 commento:

Lorenzo ha detto...

Se si scrive pensando di esser letti nella pausa pranzo o durante il viaggio che ci porta al lavoro è meglio smettere.
"Io non ho un'amante, cara. Frequento una puttana. Mi viene comoda tra un treno e l'altro."
(Harold Pinter - "L'amante")