Spesso si è detto che la televisione è incompatibile con il teatro e che le regie tele-teatrali possono essere utili soltanto in quanto documentazioni di eventi effimeri, ma non possiedono alcun rilievo estetico perchè il teatro, quando giunge allo spettatore filtrato dalla telecamera, svilisce le proprie potenzialità espressive. Eppure esistono alcune importanti opere di frontiera tra teatro e tv in cui viene esaltata la specificità dei diversi linguaggi espressivi. Alla scrittura teatrale si sovrappone una scrittura audiovisiva che non riproduce e non sostituisce la prima, ma interagisce con essa suggerendo inedite prospettive dell'evento spettacolare sia video sia teatrale. Questo libro prende in considerazione unicamente quelle opere televisive che costituiscono la traduzione di testi ideati e scritti per il teatro in messinscene studiate appositamente per il mezzo elettronico. La televisione dimostra in questi casi di poter essere utilizzata come scena artificiale, virtuale, elettronica, autonoma da quella teatrale eppure legata a essa da alcune trasversalità, alcuni interfaccia che fanno interagire le due scritture, audiovisiva e drammatica. Il libro riprende, a quasi vent'anni di distanza, la tematica affrontata in La nuova scena elettronica. Il video e la ricerca teatrale in Italia (scritto con Andrea Balzola, Rosenberg & Sellier 1994), attualizzandola e integrandola con gli sviluppi artistici degli ultimi anni. Su questi argomenti intervengono anche personalità che con i loro spettacoli e i loro scritti hanno operato in questo campo: da un lato registi e attori quali Marco Baliani, Carmelo Bene,Giuseppe Bertolucci, Ascanio Celestini, Eduardo De Filippo, Davide Ferrario, Dario Fo, Ugo Gregoretti, Mario Martone, Marco Paolini, Carlo Quartucci, Luca Ronconi, Giorgio Strehler, Gabriele Vacis; dall'altro studiosi di teatro e televisione come Paolo Gobetti, Gigi Livio, Antonella Ottai, Maurizio Grande, Rubbero Bianchi.
Franco Prono, studioso di cinema e televisione, insegna Storia del cinema italiano e Organizzazione e produzione dello spettacolo cinematografico presso il DAMS di Torino. Ha pubblicato diversi libri, tra i quali Bernardo Bertolucci. Il conformista (Lindau 1998) e Torino città del cinema (con Davide Bracco, Stefano Della Casa, Paolo Manera; Il Castoro 2001).
Franco Prono, Il teatro in televisione, (Dino Audino editore).
La forza di un grande film, come di una buona serie televisiva, non è quasi mai negli effetti speciali, nel ritmo serrato dell’azione, negli scenari. Questi sono elementi in più, optional che possono potenziare il racconto. Ciò che rende un film memorabile è lo spessore umano dei personaggi e della vicenda in cui sono coinvolti. Questo significa che una storia può essere ambientata dovunque nel mondo e interpretata da attori di ogni razza, se a rendere comprensibile la loro vicenda sono sentimenti universali e archetipi più o meno conflittuali che affondano in ogni cultura. Questo libro indaga su come, da Freud a Jung, da Campbell a Erikson, le teorie psicologiche e psicoanalitiche siano state usate nel Cinema e come possano servire a costruire storie che facciano sentire il pubblico “raccontato” nel profondo. Non un saggio, ma un testo pratico corredato da esercizi utili a maneggiare quelle teorie nella scrittura di tipologie umane drammaturgicamente efficaci.
William Indick è ricercatore in Psicologia al Dowling College di New York e collabora con diverse università americane. Sceneggiatore e scrittore, si è specializzato sui rapporti tra la psicologia e il cinema.
William Indick, Psicoanalisi per il cinema, (Dino Audino editore).
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