Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando Jacques Séguéla pubblicava quel libro il cui titolo è diventato un vero e proprio tormentone nel mondo delle citazioni: Non dite a mia madre che faccio il pubblicitario...Lei mi crede pianista in un bordello. Ed è passata altrettanta acqua dai tempi delle notti dei pubblivori, delle nonsolomoda, dalle Milano da bere, da quello sdoganamento molto anni Ottanta, che fece assurgere la pubblicità a vette di protagonismo. Si girava per case editrici e le parole chiave erano advertising e marketing (o marchetting, come sibilavano i maligni, costretti ad una espressività clandestina, degna di un samizsdat). La pubblicità era diventata succedanea della filosofia e quei tempi le demandavano tutte le risposte ai quesiti fondamentali della vita. Non che le cose fossero state differenti in passato, per carità. Edward Louis Bernays (nipotino di un certo zio di nome Sigmund Freud) applicò sin dagli anni Venti del secolo scorso le tecniche di persuasione occulta e inconscia per influenzare gli acquisti. Ma, insomma, era tutto un agire in silenzio. Negli '80, invece, i persuasori occulti se ne vengono allo scoperto e fanno di loro stessi un rutilante mito.
E poi che cosa è accaduto? E' arrivato il web duepuntozero. Luogo digitale, ma anche luogo vivo, paritario. Luogo dove non è più ammesso far scendere dall'alto il proprio messaggio, ma è vitale produrre contenuti e condivisioni. Chi vuole imporre un prodotto non può più limitarsi a scrivere "Ubik lava più bianco" (come nel claustrofobico romanzo del buon vecchio Phil Dick), ma deve produrre contenuti interessanti e condivisibili. Deve, insomma, colloquiare e non limitarsi a ordinare.
Worl Wide We non è un manuale e nemmeno un saggio. World Wide We è una vera e propria narrazione, sostenuta da un linguaggio e da uno stile tagliente.
Se il web duepuntozero è una religione, con World Wide We ha trovato il suo profeta (anzi la sua profetessa) e, come tutte le religioni che si rispettino, anche il suo Libro.
C'è però ancora un piccolo problema irrisolto e che è comune a tutti noi che siamo immersi nel web 2.0: capire da quale parte dell'interfaccia (per dirla alla Dr. Adder) ci troviamo.
Un libro.
World Wide We, di Mafe de Baggis (Apogeo).
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