domenica 11 luglio 2010

Umberto Eco e la smagnetizzazione del supporto

Ancora oggi, sintonizzato su radiotre. Sabato pomeridiano di strade afose e auto inabitabili. Ancora una volta, nel rumore bianco della radio, lentamente affiora la voce di Umberto Eco. Ancora una volta si affronta con urgenza lo stesso problema. La ridondanza di informazioni sulla rete rende impossibile trovare un punto fermo di analisi condivisibile. Eccesso di informazioni equivale a nessuna informazione. Inoltre i supporti digitali tendono inevitabilmente a divenire obsoleti. O, peggio, tendono a perdere i loro contenuti, a causa di infortuni tecnici come la smagnetizzazione. Ancora una volta l'incubo di Asimov. La perdita della memoria di sé e quindi la perdita del sé. Nel Ciclo della Fondazione l'umanità perde la memoria della propria origine dal pianeta Terra, proprio a causa della obsolescenza dei supporti sui quali è conservata la propria storia. Ciclopiche colonne ripiene di informazioni digitali, altro non sanno che rimandare, agli esploratori, che un'infinita trasmissione di effetto neve, cioè di una eterna assenza di segnale. Sempre Eco: "La carta dura cinquecento anni, il papiro addirittura duemila. Sono elementi che almeno ci fanno capire qualcosa sulla reale durata della trasmissione del nostro sapere. Chi lo sa quanto resisterà un cd o una chiavetta usb prima di smagnetizzarsi e di perdere definitivamente tutti i dati?"
Non aggiungo altro. Non c'è niente da aggiungere.

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