Una lucida autoanalisi. Senza attenuanti. Senza scampo. Una cronaca dell'anima. Una cronaca di quello specchio dell'anima che sono i luoghi che consapevolmente abitiamo e che, a nostra insaputa, a loro volta ci abitano.
Non c'è soluzione di continuità fra il dentro e il fuori. Non c'è soluzione di continuità fra noi e gli altri. L'unica possibilità è forse chiudersi in casa, non uscire più. Prigionieri comunque di un'inazione che sposta soltanto di poco il nostro destino.
Il paese è quel luogo dove non si può salire ma si può sprofondare. Ecco la nostra condanna. Ma è una condanna pienamente condivisa, che vede il condannato stesso crogiolarsi nello scontare la sua pena.
Franco Arminio non sposta lo sguardo di un millimetro. Anzi, vede, analizza, giudica ed emette la condanna con la perfetta consapevolezza di essere, al contempo, giudice, boia e accusato
Come un uomo dall'equilibrio di ferro che improvvisamente impazzisce o come un pazzo che miracolosamente rinsavisce, comprende che ogni istante della nostra vita si riflette sul suolo che calpestiamo e che è quello stesso suolo a dirigere i nostri passi.
L'ironia è l'unica arma a nostra disposizione per accettare noi stessi e le nostre radici. Altrimenti le abitudini, il tempo, la nostra corporeità e la nostra carnalità finiranno semplicemente per annullarci. E di noi non resterà nemmeno la parola scritta.
E’ bello stare in cammino e incontrare qualcuno, disperarsi insieme o da soli, mutare forma e direzione, arrossire, impallidire, naufragare nel proprio sangue, tuffarsi, con estrema precisione, nel lago piccolissimo dell’eterno, in una grande festa, in una grande compassione. Ecco, tutto questo l’altra sera in pizzeria non è avvenuto e non avviene quasi mai.
Un libro.
Nevica e ho le prove (Cronache dal paese della cicuta), di Franco Arminio (Laterza).
Nessun commento:
Posta un commento