Il mio liceo stava in un palazzo tutto grigio. Però, chissà perché, le porte erano rosse. Anche i banchi erano rossi. Anche la porta della biblioteca era rossa. Ma le pareti della biblioteca avevano enormi finestre. E la luce che entrava dalle finestre faceva dimenticare tutto il grigio.
Il mio liceo era un liceo scientifico. Quindi si studiava un sacco di fisica, di chimica, di analisi matematica. E tutta questa fisica, tutta questa chimica, tutta questa analisi matematica si studiava su libri che avevano le copertine azzurine, verdine, gialline, grigiastre.
Ogni tanto, magari per un'ora buca, si finiva in biblioteca. Anche lì i libri di fisica, di chimica, di analisi matematica erano tutti azzurrini, verdini, giallini, grigiastri.
C'erano anche un sacco di riviste scientifiche. Tutte azzurrine, verdine, gialline, grigiastre. Anche Scientific American non era molto vivace. Era tutto bianco. Poi, un giorno, leggendolo meglio, ho scoperto Martin Gardner. E con Martin Gardner ho scoperto che quello che scriveva, quello che pensava, quello che insegnava non era né azzurrino, né verdino. né giallino, né grigiastro. Quello che ho imparato leggendolo era tutto colorato, tutto divertente, tutto follemente serio, tutto stupendamente originale.
Martin Gardner se ne è andato a 95 anni. Ma tutto quel colore per fortuna è rimasto.
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