Cioè, tutti abbiamo avuto i nostri idoli; letterari e soprattutto musicali. E gli idoli non possono morire. Non devono morire. Perché quando muoiono se ne vanno anche un bel po' delle nostre illusioni. D'accordo, stupide quanto vuoi, ma senza illusioni mi dici dove te ne vai? Mi dici come cazzo fai a tirare avanti tutto il santo giorno tra le cose SERIE che la scuola prima e il lavoro poi ti hanno costretto e ti costringono a fare?
E c'era questa trasmissione in tv. Ed era una trasmissione strana. Andava in onda sul secondo canale. E si chiamava Odeon. E rispetto a tutte le minchiate di oggi, ai costanti ed inutili presenzialismi di tronisti dementi e sgallettate zoccole, lì si faceva cultura. Sì, si faceva cultura. Perché quando le idee prendono la forma della musica o della parola scritta, bèh, la cultura sta proprio lì.
Io, Malcolm McLaren l'ho visto una sera, guardando proprio Odeon. Certo, forse facevo ancora le elementari, certo non giravo con la cresta e gli spilli da balia infilati nei lobi delle orecchie. Però, che la musica e la parola scritta servissero a colmare il nostro bisogno di raccontare e di raccontarci, io l'ho cominciato a capire proprio allora. Guardando in tv un gruppo di tizi che sputavano alle telecamere e storpiavano God save the Queen.
Malcolm McLaren è morto. Aveva 64 anni e aveva creato i Sex Pistols.
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