Cesare Pavese l'ho letto. Ma di rileggerlo la voglia non mi è mai venuta. D'altra parte qui non siamo mica nelle Langhe. Qui, di provincia granda, nemmeno l'ombra. Gianni Brera sì, che lui l'aveva detto e poi l'aveva anche scritto: questa provincia tuttalpiù poteva sembrare un grappolo d'uva. Ma solo perché sotto il Po fanno il vino. E il resto della provincia può semmai somigliare alla foglia.
Beppe Fenoglio l'ho letto. E l'ho anche riletto. E l'ho quasi imparato a memoria. Perché la sua provincia granda è fatta di violenza e di disperazione. Non è necessario imbracciare lo sten o fare azioni di guerriglia partigiana. La sua è una provincia sempre in guerra. Anche quando la guerra non c'è.
Il Carlén girava vestito come un barbone. Mangiava i rifiuti e di notte dormiva sulla panchina, l'unica, della piazza del paese. Non solo d'estate con l'afa, ma anche d'inverno, con la brina e la nebbia.
I ragazzi lo prendevano per il culo e lui gli bestemmiava contro. Quando litigava con qualcuno, era capace poi di incendiargli il raccolto.
Il Carlén non si è mai lavato. E' morto a ottant'anni e in banca gli hanno trovato un pacco così di milioni.
Altro che provincia granda.
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