La Lomellina è una zona della Lombardia, tra Vigevano e il confine piemontese. E' una pianura fatta di paesi tutti uguali e striminziti: una chiesa, una strada provinciale, le brutte case che su questa si affacciano. Quando scende la nebbia la Lomellina diventa un continuum infinito senza punti di riferimento, che ti stordisce. Il romanzo d'esordio di Angelo Ricci ha il suo punto di forza nel rendere alla perfezione questo inquietante senso di stordimento, di disorientamento. I nomi non vengono fatti ma le stazioncine, le piazze, gli stradoni di Mortara, San Giorgio, Ottobiano li si riconosce. Qui, personaggi diversi vivono le loro storie nell'arco di poche ore, in una singola notte di fitto nebbione. Un avvocato bandisce una televendita dal capannone-studio di una misera tv locale; quattro giovani rozzi arricchiti si giocano a poker l'attività di famiglia, mentre intorno gli scodinzolano amanti slave di fresca immigrazione; una dimessa donna italiana, fidanzata inconsapevole di un terrorista islamico, viaggia su un'auto circondata di carabinieri; un gigante lento di mente cerca di dormire, la testa piena dei ricordi della madre morta; e un balordo bestemmiante, concentrato di violenza e volgarità, si aggira per le strade deserte sputando rabbia. I personaggi e le loro storie si sfiorano appena, intrecciandosi solo nel dramma finale. La narrazione è ossessiva nelle ripetizioni, tanto da ricordare il Mastronardi di A casa tua ridono. La nebbia, quando è così fitta ti entra anche in testa: abbiate pietà, allora, delle piccolezze e delle abiezioni di questa gente, che abita una terra desolata.
Piersandro Pallavicini su Satisfiction n.6 del 18 Marzo 2009
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