giovedì 30 aprile 2015

Il Colophon. Copertina e sito internet

Ultimissime su Il Colophon. Rivista di letteratura di Antonio Tombolini Editore. Ecco la bellissima copertina del primo numero della nuova serie, online dal 5 maggio. Se volete sapere tutto, ma proprio tutto, su questa avventura editoriale e letteraria cliccate qui.
Intanto qui dico la mia sullo Slow Reading.
Buona lettura!


martedì 28 aprile 2015

Il colophon. Rivista di letteratura di Antonio Tombolini Editore

Qualche mese fa Michele Marziani, bravissimo direttore della collana Officina Marziani, mi chiede di collaborare a una iniziativa letteraria che, da subito, trovo stimolante e interessante. Il Colophon. Rivista letteraria di Antonio Tombolini Editore. Pubblicare una rivista letteraria oggi, in questo presente quantistico di parcellizzazioni letterarie, di web 2.0, di tempi che sono prodromi di un futuro che nasce dal passato e che rivitalizza una contemporaneità da analizzare, da scoprire, da scrivere, è impresa titanica e al contempo coraggiosa. Si parte il 5 maggio, data manzoniana, napoleonica, rivoluzionaria. Si salpa con l'entusiasmo eroico del "Chiamatemi Ismaele" di melvilliana memoria. Avanti così, senza paura, alla ricerca di quella mitica ed epica balena bianca che è la letteratura, la scrittura, quella balena bianca che si declina nelle scritture del XXI secolo. In questo primo numero recensisco il libro della sorella di uno dei miei miti letterari personali e intervisto uno scrittore italiano che vive tra Olanda e Liguria. Ma altre cose arriveranno, altri lidi, altri porti letterari, altre boe di segnalazione in quel mare infinito che è la scrittura. Come dicono quelli che se ne intendono: Stay tuned!
Il colophon su Meduim.
La pagina Facebook della rivista

lunedì 27 aprile 2015

Gli increati, di Antonio Moresco (Mondadori)

Compimenti di trilogie che hanno in loro la significanza sacrale del numero tre, biblica genesi che riverbera segni che appartengono a quella notte dei tempi che appare nelle interpretazioni junghiane di sogni di raccapriccio in cui la parte più sepolta dell’inconscio collettivo, del cervello rettiliano di una contemporaneità collettiva affermata e negata assieme, è rappresentanza di mutazioni e movimenti di popoli indoeuropei dalla duméziliana definizione, protagonisti del primordiale mito ricorrente del viaggio, mito che trafigge fisica e metafisica. Tempi che si riannodano nel superamento dei limiti imposti da un sapere che va oltrepassato con l’immersione quantistica delle parole che si trasfigurano in strumento primevo e per questo irrinunciabile nell’interpretazione di un Tempo di Planck narrativo e narrante che va ben oltre la scintilla del Big Bang della presunta creazione, sino a giungere a confini estremi, a Bastioni di Orione, a Colonne d’Ercole, luoghi popolati da esseri mutaformi in mezzo ai quali l’Autore scruta una circolarità del tempo, dei tempi, che partorisce ancora ciò che ha già partorito e ciò che partorirà. Una bruma dantesca in perenne stato di oscillazione, trapassata da onde che sono al contempo particelle e particelle che sono l’affermazione e la sconfessione di un conoscibile che smentisce se stesso portando alla luce eternità di verità che riaffermano nel nulla il tutto e viceversa. L’Autore combatte la perenne sfida cui si è legato, toponimia della vita e della morte che si sviluppa tra i luoghi della sua infanzia e giovinezza fino a quella mappa di una Milano che è rappresentazione della metropoli antropofaga, in un autodafé perpetuo che racconta, assiso nel centro della catarsi dell’universo, il divenire delle testimonianze di una vita che forse è la sua e forse è quella di tutti, ma di quei tutti che ancora non sanno che nulla si è potuto conoscere, si può conoscere, si potrà conoscere. Alfiere estremo della parola scritta, messaggero del verbo nell’accezione assira di angelo, Antonio Moresco non teme ancora un volta, con gesto epico, di trasfigurare se stesso e di appalesare la propria anima in un infinito di immagini dove Giovanni Battista Piranesi incontra gli scorticati di Fragonard, nella realizzazione di un potentissimo affresco dell’universo fisico e metafisico degno di un demiurgo rinascimentale portatore di echi di un mazdeismo profetico, di una gnosi sapiente, demiurgo che al contempo è vittima e carnefice di quello scorticamento dei corpi e delle anime, gesto crudelmente necessario per giungere a quella meta agognata già da Giordano Bruno per la finale e ultima comprensione del luogo eterno in cui l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo si elidono e al contempo si creano.
Un libro.
Gli increati, di Antonio Moresco (Mondadori).

lunedì 20 aprile 2015

Rosso Floyd tradotto in inglese

Mi scrive Renata Sweeney, della Open Road Integrated Media e della
W.W.Norton & Company, note case editrici statunitensi. Mi dà la notizia che è disponibile l'edizione inglese in versione digitale di Rosso Floyd, di MIchele Mari. A loro è piaciuta molto la recensione che ne avevo fatto ai tempi e quindi mi inviano una copia digitale di questa nuova edizione. Se siete interessati a questa traduzione del bellissimo libro di Michele Mari andate qui.


mercoledì 15 aprile 2015

StreetLib, la bancarella dei libri

Qualche annetto fa, agli albori del libro digitale, mentre scrivevo a proposito del mio primo ebook mi era venuto in mente di paragonare il mio blog a un piccolo e personalissimo banchetto di libri, un po' come quelli dei mercatini che vivono nelle bellissime piazze italiane ed europee e che spesso sono gli unici luoghi in cui l'appassionato lettore trova titoli interessanti. Chissà perché l'dea di avere una bancarella di libri mi ha sempre affascinato e ricordo che Sebastiano Vassalli scrisse che, un tempo, chiese la licenza per poter vendere libri come ambulante. Antonio Tombolini lancia proprio in queste ore StreetLib, bancarella di libri che permette a tutti noi di realizzare il fantastico sogno di fare i librai (naturalmente seduti dietro una bellissima bancarella). 

martedì 7 aprile 2015

La cameriera era nuova, di Dominique Fabre (Calabuig)

E questa idea della Francia che appare nelle parole dure di Céline, in quelle onnicomprensive di Simenon, nel tragico scontro di vita e morte di Manchette e di Izzo, per non parlare dei monumentali Flaubert, Maupassant, Balzac, che hanno dato vita alla percezione del romanzo. E questa idea dell’Oltralpe, così a noi vicino nelle ibridazioni delle storie di confine di Francesco Biamonti, e sempre a noi comunque così irraggiungibile, aspettata meta letteraria, sentimentale, umana. E questa idea che oggi è narrata da un romanziere geniale con la sua La cameriera era nuova.
Dominique Fabre narra un quotidiano parigino di banlieues e di gares, di amori e di tradimenti, di amicizie e di solitudini, di corpi e di anime, di lavoro e di disoccupazione, di crisi economica e di immigrazione. Un quotidiano dove il non detto viene lentamente palesandosi tra le parole del detto, un detto che cela trascorsi di sofferenze, di scomposizioni che cercano, invano forse, di riaggregarsi nelle articolazioni di fati che prendono vita nella addizione delle molteplicità delle esistenze altrui
Un linguaggio apparentemente semplice che tuttavia è espressione di un io narrante potente, che si esprime con un flusso di coscienza che tutto comprende e tutto vuole comprendere nel tentativo di lenire gli affanni di tutti coloro che, come in una contemporanea commedia umana, dispiegano i propri destini nella evoluzione di questa narrazione.
Uno stile asciutto, spietato nella sua linearità, che è strumento forte di comunione del singolo e della collettività che lo circonda. Mai sappiamo appieno ciò che è celato da un presente che è frutto di un passato di accennato dolore, ma quel dolore è sempre nei pensieri, nelle parole, negli atti, come essenzialità di pentimenti accaduti e di redenzioni che avverranno, che dovranno comunque avvenire.
Come un film dei fratelli Dardenne La cameriera era nuova non indulge mai in barocchismi di maniera, ma fa della estrema sostanzialità della vita l’elemento imprescindibile per la comprensione dell’anima, quell’anima che da sola è in realtà paradigma dell’anima dell’umanità. Dominique Fabre non crea storie di inutili eroismi perché sa che il vero eroe è l’essere umano che ogni giorno accoglie in sé ogni attimo della vita, la sua e quella degli altri.
Un libro.
La cameriera era nuova, di Dominique Fabre (Calabuig). 

lunedì 6 aprile 2015

Sette sono i re e L'odore del riso a 4,99 Euro

Leggere costa? Il prezzo dei libri è troppo alto? Pensi che gli ebook debbano avere un prezzo contenuto? Da oggi puoi leggere Sette sono i re e L'odore del riso a soli 4,99 Euro, meno del prezzo di 5 caffè. Cosa aspetti? Li trovi su tutti gli store online, editi da una nuova e coraggiosa casa editrice, Antonio Tombolini Editore, che ha dalla sua l'esperienza pioneristica di chi, sin da tempi non sospetti, ha creduto al libro digitale, in una vivace e innovativa collana, Officina Marziani, diretta da Michele Marziani, che sta scoprendo un nuovo filone della narrativa italiana.


sabato 4 aprile 2015

Dall'ombelico al noir e ritorno

Un tempo, forse negli anni Settanta, si denunciava il fatto che in Italia non esistesse una produzione editoriale gialla o noir o poliziesca degna di questo nome perché si era tutti figli di Manzoni (che secondo me è invece un grande scrittore noir). Si criticava lo scrittore italico come ombelicale, cioè tutto preso dall'osservazione di se stesso e delle minimaliste afflizioni che nascevano da sentimentalismi tipo la morosa mi ha lasciato e adesso che faccio? Poi anche lo scrittore italico è diventato espertissimo di noir e allora tutti a citare (spesso a sproposito) Manchette e Izzo, tutti a dire che il romanzo che avevano scritto era certamente un noir sennò mammamia. Ora leggo da più parti, in special modo negli articoli dei soliti noti che, come da italico costume, già a vent'anni devono essere opinionisti di Corriere, Repubblica, ecc. ecc. già a vent'anni devono essere pubblicati dall'editore che conta ecc. ecc. che lo scrittore italico ha da abbandonare il noir e ha da ritornar a far sue le placentari ossessioni ombelicali. E si fan nomi del terzo e del quarto che, guarda caso, son sempre amiconi dei sopracitati e avrebbero da esser rivalutati, evviva. Un blog letterario di quelli che, come avrebbe detto il Mike Bongiorno, van per la maggiore dà la mossa e da lì è tutto un proliferar di articoli di giornale che sembran l'uno la fotocopia dell'altro.
Sarà mica che lo scrittore ombelicale ha ordito una trama noir per ritornar di moda?