martedì 22 ottobre 2013

La bellezza delle cose fragili, di Taiye Selasi (Einaudi)

Linee sottili ma temprate come l’acciaio, l’acciaio della sofferenza, del rimorso, delle difficoltà dell’anima, uniscono trame che fondono l’intima tenerezza dell’esperienza e la difficile genesi delle scelte, che il più delle volte, più che volute o cercate, sono subite e imposte, con le asprezze di vite avvolte, loro malgrado, dai mutamenti di un divenire non scevro dalle circostanze e dagli sconvolgimenti sociali, politici e storici della collettività.
Un’odissea interiore, somma dell'interiorità di altre odissee geneticamente legate, che va a ricomporre le tessere di uno sfaccettato mosaico (e di un lessico) famigliare e snoda il suo percorso (i suoi percorsi) tra i colori di un grande affresco della contemporaneità, in cui le tinte amorevoli della dignità e della compassione si amalgamano con le tinte forti e sanguinanti di un dolore frutto di ferite irrimarginabili.
Piani narrativi e temporali che intersecano se stessi, nella ricerca faticosa di una ricomposizione affettiva in cui la struttura delle parole e gli stilemi sono strumenti di una lenta indagine dell’inconscio, di una ineludibile rincorsa, sofferente e vulnerata, verso un difficile orizzonte, verso un traguardo forse possibile, verso un luogo in cui tutte le piaghe potranno essere un giorno, chissà, in qualche modo lenite.
Dispiegata tra due continenti, l’America del sogno, delle opportunità, del valore riconosciuto, ma anche delle inumane durezze di un capitalismo primitivo e darwiniano e l’Africa, l’Africa che è terreno di conquista e anche vittima sociale e politica di quelle durezze e di quelle tragicità imposte proprio da quell’Occidente che sogno e opportunità è solo in apparenza, La bellezza delle cose fragili si mostra come un’epifania del presente, di un presente che fa delle contraddizioni e dello sfruttamento la sua atroce bandiera, imbelletata ancor più crudelmente dalla ineluttabilità delle disuguaglianze spacciate per traguardi di una modernità a uso e consumo dei pochi e a perenne danno dei molti. Forse sarà proprio salvando la bellezza delle piccole e fragili cose dell'anima che troveremo un pretesto per andare avanti.
Taiye Selasi ci dona questo affresco dai toni dostoevskijani. Nadine Gordimer ha ora una erede letteraria.
Un libro.
La bellezza delle cose fragili, di Taiye Selasi (Einaudi).

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