mercoledì 15 agosto 2012

L'eroismo dell'avamposto (turistico)

Oggi sono stato in Oltrepò. Una mezz'ora di macchina o poco più. Fino a Voghera è tutta pianura, la stessa delle mie parti, solo con meno acqua. Te ne accorgi per la mancanza dei fossi ai lati della provinciale, per la latitanza improvvisa dei canali d'irrigazione in mezzo ai campi, per la repentina comparsa di chilometri di tubazioni che devono portare l'acqua dal Po fino ai campi di cipolle, di patate, di peperoni, di grano. Niente risaie, niente mais, niente mare a quadretti. Passata Voghera, piena di alberi però, che fanno pensare a imminenti spazi di villeggiatura, quegli stessi alberi che dalle mie parti vengono rigorosamente tagliati perché farebbero ombra alle risaie e allora avanti con i tagli indiscriminati, con l'approvazione delle amministrazioni comunali, che tanto gli alberi fan solo ombra e l'ombra, si sa, non serve a niente, passata Voghera, dicevo, si va verso Rivanazzano Terme, parente forse più povera di Salice Terme e di Miradolo Terme, triade di provinciale vanto curativo.
Da Voghera a Rivanazzano è anche qui tutto uno stradone diritto. Ma in fondo, solo a un paio di chilometri, cominci a vedere la colline dell'Oltrepò, prodromo dell'appennino duro, quello di Varzi, quello del Penice, dove d'inverno i lupi van nei cortili a cercare quel cibo che sui monti sparisce, dove nel '44 c'eran le formazioni Garibaldi e quelle di Giustizia e Libertà (con i marconisti inglesi paracadutati di notte sui monti per dirigere rifornimenti e bombardieri che andavano a martellare la pianura tenuta dai tedeschi e dalle Brigate Nere) che assediavano i repubblichini e la GNR e che il 25 aprile del '45 arrivarono per prime a Milano.
E sullo stradone di pianura che collega Voghera a Rivanazzano vedo una piccola casa colonica. Sul davanti un ombrellone, a proteggere dai 34 gradi di canicola una piccola scelta di frutta e verdura, di barattoli di miele e confetture, confermati dal cartello scritto a mano "Prodotti tipici dell'Oltrepò". Avamposto solitario di future delikatessen appenniniche, questa piccola casa colonica mi è sembrata un avamposto partigiano, una solitaria ed eroica fortezza Bastiani che, al contrario di quella di Buzzati, i Tartari se li vede passare davanti, in moto e suv targati Milano mentre vanno a comprare quegli stessi prodotti più avanti, una volta arrivati nelle piazzette medioevali e montane dell'Oltrepò appenninico. Eroismo dell'avamposto solitario, ieri partigiano, oggi turistico.
Buon ferragosto a tutti.

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