giovedì 19 luglio 2012

Marito è moglie, di Régis de Sá Moreira (aìsara)

Sono diversi i piani narrativi sui quali si sviluppa questo romanzo. Il primo, quello più in superficie, quello sul quale sembrerebbe ruotare la trama, è certamente l’improvviso, subìto e scioccante scambio di corpi tra marito e moglie. Situazione paradossale, postmoderna, degna di un pamphlet settecentesco e che l’Autore costruisce con una narrazione tutta in seconda persona singolare (quel “tu” che negli anni Ottanta fece scalpore quando Jay McInerney lo utilizzò in Le mille luci di New York) e che crea quel coinvolgente intreccio obliquo di punti di vista che è certamente uno dei punti di forza di Marito è moglie.
Già Emmanuel Carrère, tra gli scrittori francesi, aveva spesso sondato quell’inquietante trasfigurazione della realtà provocata da un’improvvisa mutazione dell’immutabile. E non va dimenticato che lo stesso Carrère è stato autore di una delle più importanti biografie di Philip Dick (pubblicata in Italia alla metà degli anni Novanta da Theoria con il titolo di Io sono vivo, voi siete morti).
Ecco che allora, alla luce di quegli infiniti intrecci, spesso inconsapevoli, fra narratori e narrazioni, appare il secondo piano narrativo di Marito è moglie. Quello più nascosto, più sottotraccia, quasi volutamente offuscato dall’Autore, ma che è quello più dirompente. Quello che nascendo appunto da un'improvvisa e phildickiana mutazione dell'immutabile, da quella mutazione prende spunto per creare quella traslazione della realtà che è poi la realtà disvelata.
Marito è moglie è un romanzo che parla di un altro romanzo. Un romanzo non scritto, non ancora comunque. Marito è moglie è un romanzo che parla di scrittori, di editori, di agenti letterari, di tronfi autori di bestsellers e di strategie editoriali, di speranze letterarie deluse e di crisi da pagina bianca.
Régis de Sá Moreira entra con il suo stile affilato, sincopato ed essenziale nelle segrete stanze mentali e psichiche della creazione narrativa, scoprendone a poco a poco le fatiche, le follie e le drammatiche alienazioni.
Marito è moglie è un romanzo decisamente affascinante e al contempo estremamente inquietante. La scrittura, la creazione letteraria non sono atti senza conseguenze. Non lo possono essere. Il romanzo, quel Moloch al quale più o meno inconsapevolmente si vota ogni scrittore, è spesso il traguardo finale di un’intera vita. Una vita di cui non rimarrà traccia se non, appunto, in quel romanzo che forse non verrà nemmeno mai pubblicato.
Régis de Sá Moreira ha compreso perfettamente quello che è il dramma di ogni scrittore e racchiude la sua coscienza di ciò in quell’ultima frase, così terrificante nella sua immobile ineluttabilità senza possibilità di fuga, che è la chiave di volta di tutto il suo libro: E pensa che sarà proprio lei a scrivertelo, il tuo romanzo.
Un libro.
Marito è moglie, di Régis de Sá Moreira (aìsara).

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