martedì 31 luglio 2012

Altri store per "Adesso" @erranteditions

Uscito da pochissimi giorni Adesso (che ha inaugurato la collana Inaspettati/Unexpected  "lo spazio al racconto" di Errant Editions) è stato sabato scorso l'ebook più acquistato su Ultima Books. 
Ora sono aumentati gli store che lo ospitano e dove è possibile acquistarlo. 
Ecco l'elenco aggiornato:
lulu.com
Kindle Store
Ultima Books
Libreria Rizzoli
bol.it
bookrepublic
ebookizzati
webster
mrebook
ebookvanilla
omniabuk
ebook.it
libreriauniversitaria.it
LaFeltrinelli

Che dire? Buona lettura estiva, of course!

giovedì 26 luglio 2012

Intervista a Morgan Palmas

Morgan Palmas è stato uno degli organizzatori di k.Lit - Il Festival dei Blog Letterari, che si è svolto a Thiene il 7 e 8 luglio scorsi. Blogger e agente letterario è il fondatore del litblog Sul Romanzo. Ha pubblicato Come scrivere un romanzo in 100 giorni, edito da Marco Valerio Edizioni
Dopo la chiusura del Festival gli ho posto alcune domande. Ecco le sue risposte.


Il K.lit-Il Festival dei Blog Letterari si è da poco concluso. Che bilancio ne fai, da organizzatore che in prima persona ha vissuto la genesi e lo sviluppo di questa importante iniziativa?
Il bilancio contiene aspetti positivi e negativi, ma è difficile essere esaustivo, troppo poco il tempo che ci separa dal festival. Da un lato, abbiamo lavorato bene nell’organizzazione, i riscontri, da parte di molti, hanno confermato tale concetto, dall’altro lato, il territorio di Thiene non ci ha reso facile la realizzazione dell’idea, pensavamo di poter contare su un sostrato istituzionale più presente, invece abbiamo dovuto constatare che portare la cultura in piazza in una cittadina di circa 20.000 abitanti non è affatto semplice, perché gli interessi politici e le tradizioni di potere non accolgono con favore le novità, diffidandone.

Il Festival ha dimostrato una forte presenza e un forte entusiasmo da parte di coloro che in rete scrivono di libri e di letteratura. Credi che i blog letterari possano essere protagonisti del dibattito culturale anche oltre il web?
Lo credevo, a essere sincero, non ne sono più così sicuro, ho visto tanta autoreferenzialità aggregata, più che un’aggregazione propulsiva di fermenti nuovi. Non capisco ancora se sia la rete che strutturalmente, almeno per quanto concerne i blog letterari, non possa andare oltre, o se è una fase destinata a mutare nel tempo.

Dal tuo punto di osservazione come vedi il rapporto tra blog letterari ed editori? Gli editori si sono accorti di questa realtà?
Il mio punto di vista è inquinato dalle mie letture di blog letterari, che sono per l’80% in lingua inglese e francese, solo in forma minoritaria in lingua italiana. Per quale ragione? Perché il futuro non abita qui in Italia, e io voglio leggere il futuro, non i lamenti, tipici dei blog letterari nostrani. Quindi, alla prima domanda, rispondo che il rapporto mi sta intrigando sempre più e alla seconda posso replicare che è in corso una rivoluzione senza precedenti, ma non nel nostro paese, dove siamo ancora indietro di qualche anno rispetto ad altri paesi. Non è un mito o una leggenda, corrisponde alla realtà purtroppo.

Tu sei anche il responsabile di un importante blog letterario e quindi conosci in prima persona questo mondo. Che impatto hanno avuto secondo te i social network sui blog letterari?
In una prima fase hanno falcidiato la loro essenza, da qualche tempo c’è un ritorno alla dimensione del blog, alla necessità di tornare a spazi di riflessione più “lenta” verrebbe da dire, senza l’aggressione e la celerità tipici dei social network. Forse l’integrazione genererà novità online in futuro, le sperimentazioni sono molte, finora molti sono tentativi di far divenire i blog cloni di certi social network, con il lato “social” molto spinto, a danno della profondità.

Molti blog letterari, specialmente i più seguiti, sono in rete da molti anni. Credi che dai loro esordi ad oggi abbiano subito qualche mutazione? E i blog più recenti secondo te si rifanno a quelle esperienze o cercano percorsi differenti?
La mutazione è dipesa dai social network come si diceva e i nuovi blog letterari, più disincantati rispetto a quelli della prima guardia, hanno la fortuna di vivere la fase odierna come connaturati a mezzi di diffusione più complessi e competitivi; la creazione di un brand è ormai moneta concreta, il nodo è capire quale sia la strada più opportuna per non far divenire i rapporti con le case editrici tossici o stucchevoli. Il brand è business, non dimentichiamolo. Ammesso che si cerchi il business, non è un passaggio obbligato per un blog letterario.

Che consiglio daresti a chi in questo momento volesse aprire un blog che si occupa di libri e di letteratura?
Di capire se come un passatempo o un business. Nel primo caso soltanto passione, nel secondo di seguire che cosa sta accadendo nei mondi anglosassoni, dove si è aggiunto l’elemento imprenditoriale, con alcune conseguenze originali per l’editoria.

Nel ringraziarti per la tua disponibilità non posso che concludere questa intervista chiedendoti notizie della prossima edizione del k.Lit.
Non abbiamo ancora deciso alcunché. Il laboratorio di idee è aperto, vedremo. Grazie dell’intervista. 

(Pubblicato anche su La poesia e lo spirito)

mercoledì 25 luglio 2012

"Adesso" anche nel Kindle Store di amazon

Per tutti gli amanti del kindle da stamattina il mio racconto Adesso, che apre la collana Inaspettati/Unexpected di Errant Editions, è disponibile anche nel Kindle Store di amazon.
Lo "spazio al racconto" di Errant Editions si arricchisce di nuovi luoghi, di nuove prospettive, in quel virtuoso circolo di creatività e tecnologia che è la nuova frontiera della lettura.

lunedì 23 luglio 2012

Adesso (Errant Editions). Il mio racconto che inaugura la collana Inaspettati/Unexpected

La coraggiosa e innovativa Errant Editions inaugura una nuovissima collana. Si tratta di Inaspettati/Unexpected, i nuovi "brevissimi" di narrativa che aprono "lo spazio al racconto" di Errant Editions. Brevi racconti di narrativa italiana e straniera, che saranno spesso tradotti anche in inglese e francese, o saranno di autori stranieri e tradotti in italiano. Narrativa pura, ma con qualcosa capace di stupire. Spazio ad autori esordienti, a 1 euro i testi più corti e a 2 euro quelli più lunghi. Ci saranno più testi di diversi autori e autrici. 
Tocca a me l'onore di inaugurare questa nuovissima collana con il racconto Adesso (che gli editor di Errant definiscono un racconto originale e bizzarro, dove visioni postmoderne amalgamano gli insegnamenti di James Ballard e Philip Dick in un’inedita salsa padana).
Per il momento Adesso è scaricabile da qui, ma nei prossimi giorni sarà disponibile anche nel Kindle Store di Amazon e poi in tutti gli altri store italiani.
Che dire? Buona lettura, of course!

giovedì 19 luglio 2012

Marito è moglie, di Régis de Sá Moreira (aìsara)

Sono diversi i piani narrativi sui quali si sviluppa questo romanzo. Il primo, quello più in superficie, quello sul quale sembrerebbe ruotare la trama, è certamente l’improvviso, subìto e scioccante scambio di corpi tra marito e moglie. Situazione paradossale, postmoderna, degna di un pamphlet settecentesco e che l’Autore costruisce con una narrazione tutta in seconda persona singolare (quel “tu” che negli anni Ottanta fece scalpore quando Jay McInerney lo utilizzò in Le mille luci di New York) e che crea quel coinvolgente intreccio obliquo di punti di vista che è certamente uno dei punti di forza di Marito è moglie.
Già Emmanuel Carrère, tra gli scrittori francesi, aveva spesso sondato quell’inquietante trasfigurazione della realtà provocata da un’improvvisa mutazione dell’immutabile. E non va dimenticato che lo stesso Carrère è stato autore di una delle più importanti biografie di Philip Dick (pubblicata in Italia alla metà degli anni Novanta da Theoria con il titolo di Io sono vivo, voi siete morti).
Ecco che allora, alla luce di quegli infiniti intrecci, spesso inconsapevoli, fra narratori e narrazioni, appare il secondo piano narrativo di Marito è moglie. Quello più nascosto, più sottotraccia, quasi volutamente offuscato dall’Autore, ma che è quello più dirompente. Quello che nascendo appunto da un'improvvisa e phildickiana mutazione dell'immutabile, da quella mutazione prende spunto per creare quella traslazione della realtà che è poi la realtà disvelata.
Marito è moglie è un romanzo che parla di un altro romanzo. Un romanzo non scritto, non ancora comunque. Marito è moglie è un romanzo che parla di scrittori, di editori, di agenti letterari, di tronfi autori di bestsellers e di strategie editoriali, di speranze letterarie deluse e di crisi da pagina bianca.
Régis de Sá Moreira entra con il suo stile affilato, sincopato ed essenziale nelle segrete stanze mentali e psichiche della creazione narrativa, scoprendone a poco a poco le fatiche, le follie e le drammatiche alienazioni.
Marito è moglie è un romanzo decisamente affascinante e al contempo estremamente inquietante. La scrittura, la creazione letteraria non sono atti senza conseguenze. Non lo possono essere. Il romanzo, quel Moloch al quale più o meno inconsapevolmente si vota ogni scrittore, è spesso il traguardo finale di un’intera vita. Una vita di cui non rimarrà traccia se non, appunto, in quel romanzo che forse non verrà nemmeno mai pubblicato.
Régis de Sá Moreira ha compreso perfettamente quello che è il dramma di ogni scrittore e racchiude la sua coscienza di ciò in quell’ultima frase, così terrificante nella sua immobile ineluttabilità senza possibilità di fuga, che è la chiave di volta di tutto il suo libro: E pensa che sarà proprio lei a scrivertelo, il tuo romanzo.
Un libro.
Marito è moglie, di Régis de Sá Moreira (aìsara).

lunedì 16 luglio 2012

Un ombrello per le anguille, di Michele Marziani (Guido Tommasi Editore)

Ci sono libri che, quando li leggi, ti fanno pensare che l’editoria italiana, a volte, riesce a proporre autentici tesori. È il caso di Un ombrello per le anguille. Conosco da tempo la prosa affilata e al contempo intensa e appassionante di Michele Marziani e la ritrovo in questa squisita e coinvolgente silloge di racconti. Michele Marziani ha il grandissimo pregio di saper raccontare le sue esperienze e le sue passioni trasfigurandole attraverso un filtro narrativo degno di Gianni Brera e Piero Chiara e lo fa superbamente, conducendo per mano il lettore alla condivisione di storie e di sentimenti.
Questi “racconti scritti sull’acqua” (come recita il sottotitolo) sono racconti di pesca, alcuni dei quali sono apparsi negli anni sulle riviste Pescare e Pesca in. Ma non si creda di trovarsi di fronte a una raccolta di pezzi affrettatamente giornalistici perché Un ombrello per le anguille ha la dignità delle short stories della miglior tradizione nordamericana e Michele Marziani riesce a fondere la descrittività analitica di Hemingway con la esistenziale tristezza di Richard Brautigan.
Ognuno dei piccoli gioielli che compongono questa raccolta racconta un intero mondo, un intero universo. Ognuno di questi racconti è un ponte verso il ricordo, verso la rimembranza, verso il bilancio, anche arduo, di una vita. Michele Marziani è un autentico scrittore del territorio, che narra non in senso agiografico, bensì nel senso più alto del termine. Sempre, nei suoi romanzi così come nei suoi racconti e anche nei suoi saggi, è presente la consapevolezza che ogni luogo nasconde una storia e che ogni luogo influenza le nostre vite così come le nostre vite a loro volta influenzano i luoghi.
E i luoghi che fanno da sfondo ai libri di Michele Marziani diventano ben presto luoghi autenticamente narrativi. Così come luoghi autenticamente narrativi sono questi laghi, questi torrenti, questi fiumi che sono i veri protagonisti di Un ombrello per le anguille. E il fluire di queste vie d’acqua diviene ben presto il fluire delle vite degli uomini e delle donne che accanto ad esse hanno vissuto e spesso anche sofferto, ma donando sempre un patrimonio di esperienza e di sentimenti. Quello stesso patrimonio che Michele Marziani ancora una volta regala ai suoi lettori.
È capitato a tutti di sentirsi traditi dagli amici più cari, abbandonati dalle persone che si amano, incerti rispetto al futuro, provati dalla malattia, dalle sfortune proprie o di chi ci sta vicino… Beh, io nei momenti più duri, quando la disperazione urlava nello stomaco facendosi grancassa dell’anima, ho guardato un torrente scendere dalle Alpi, ho respirato la montagna, ho atteso il guizzo della trota, ho compreso nel mistero della natura che c’era posto e valore, per me e per tutti. Questa è una confessione, questa per me è la pesca. 
Un libro.
Un ombrello per le anguille, di Michele Marziani (Guido Tommasi Editore).

martedì 10 luglio 2012

k.Lit - Breve report di fine festival

Sono le 18 di sabato 7 luglio. Sono a Thiene, al k.Lit-Il Festival dei Blog Letterari. Alle mie spalle si apre l’ingresso di Villa Fabris, dove sto per partecipare a una delle due tavole rotonde dove interverrò in veste di relatore. Sto parlando con Morgan Palmas, ideatore del festival. Guardo alla mia sinistra e chiedo a Morgan cosa sono quelle alture che si vedono a pochi chilometri di distanza. Morgan mi dice che è l’altopiano di Asiago. E appena poche ore prima, appena uscito dalla stazione ferroviaria, non avevo potuto fare a meno di notare il cartello segnaletico che indica la strada che porta a Malo.
Allora ho compreso il significato semplice e al contempo profondo del perché eravamo tutti lì, nella terra di Mario Rigoni Stern e di Luigi Meneghello. Eravamo lì per rendere il nostro personalissimo omaggio alla parola scritta, ai libri, a chi li scrive e a chi li legge. Eravamo lì per condividere la nostra passione, a volte bruciante e totalizzante, per la letteratura, per le storie, per il narrare, manifestazioni dell'insopprimibile desiderio che da sempre l’umanità ha di raccontare e di raccontarsi.
In quei due giorni che ho passato a Thiene ho visto come la lettura e la scrittura, atti apparentemente legati alla singolarità di chi li compie, siano in realtà gli strumenti più indicati per portare alla condivisione, al confronto, alla costruzione di un comune sentire.
Due giorni in cui non ci sono state differenze tra relatori e pubblico, due giorni in cui nessuno è salito in cattedra, due giorni in cui abbiamo compreso che i blog letterari sono una realtà ormai consolidata. Una realtà che non dipende da niente e da nessuno, se non dalla dedizione di chi la anima. Una realtà che fa della parcellizzazione la sua forza e che rifiuta i pensieri dominanti, nella certezza che la letteratura è uno dei pochi strumenti che abbiamo per tentare di comprendere la nostra contemporaneità. Una realtà che utilizza il web non per costruire anacronistiche torri d’avorio, ma come strumento imprescindibile per la democratizzazione e la valorizzazione dei contenuti e dove gli stessi contenuti hanno la preminenza sui contenitori.
Le esperienze che si sono avvicendate, quelle dei blog letterari (da quelli storici a quelli più recenti, da quelli collettivi a quelli monoautore), unite a quelle degli scrittori, degli editor, dei traduttori, degli editori, dei giornalisti hanno dimostrato l'esistenza di un mondo di cui è ormai impensabile non tenere conto.
Credo che dobbiamo veramente ringraziare gli ideatori e gli organizzatori di questo festival. 
E’ grazie a loro se ci siamo incontrati e se, da quell'incontro, abbiamo capito che abbiamo il dovere di andare avanti.

giovedì 5 luglio 2012

Viali dell'indipendenza, di Krzysztof Varga

Recensione di Giovanni Agnoloni
da Postpopuli.it

Gli antichi aedi cantavano le gesta eroiche con una cetra. E cantavano pure i trovatori medievali, celebrando donne e cavalieri.Krzysztof Varga, in Viali dell’indipendenza (ed. Nikita) non canta, ma lascia decantare e poi declama, sgranandole quasi come i grani di un rosario pagano, le deprimenti vicissitudini di un individuo che è fin dal nome un ossimoro vivente: Krystian Apostata, un artista un tempo promettente, poi sostanzialmente fallito, che trascina i suoi giorni annoiati e stanchi affogando la sua frustrazione nell’alcol e nella pornografia, e incrocia più o meno ad ogni piè sospinto l’amico dei tempi della scuola, Jakub Fidelis. Questi, il suo alter ego, al contrario di lui ha imparato a strizzar l’occhio alle mode e si è fatto strada nella danza, nella TV e sui rotocalchi, dicendo la sua su ogni argomento e venendo considerato un’autorità in materia di “tuttologia”.
Apostata e Fidelis, due nomi che sono dei simboli, come l’autore ha sottolineato in occasione della sua recente presentazione fiorentina insieme al traduttore Leonardo Masi. E due simboli, aggiungo, che si declinano insieme come un inevitabile, quasi kharmico binomio, sullo sfondo di unaVarsavia prima schiacciata dal comunismo, poi (ancora una volta, dopo la seconda guerra mondiale, ma metaforicamente) rasa al suolo dall’assenza di qualunque sensibilità umana tipica della cultura di massa, che tutto omologa e nulla risparmia.
Impareggiabile, la tristezza di questa capitale dell’Est, nelle righe di un autore che, nonostante l’inizio-shock (sappiamo fin da subito che Apostata morirà in volo, viaggiando verso New York), sa dare alla sua narrazione una cadenza andante-animata da cui, oltre alle venature ironiche e a tratti spassose, emerge un innegabile retrogusto romantico, dalle tinte nostalgiche.
Una lettura che a tratti sembra non portare da nessuna parte. Se non che, il punto è proprio questo. Non c’è un dove da raggiungere, e anche il qui e ora sembra ormai essersi ridotto all’osso.
Colpa dei tempi, forse. Varga ce li dipinge così.

mercoledì 4 luglio 2012

La tigre, di John Vaillant (Einaudi)


Volete leggere una storia in cui una spietata volontà di morte e vendetta degna di Moby Dick si amalgama con un definitivo e duro paesaggio simile al Grande Nord cantato da Jack London? Volete leggere una storia in cui la saggezza tramandata da Dersu Uzala vive a contatto con le schegge dell’ex impero sovietico e con ambienti degni di un’inchiesta dell’ispettore Arkady Renko? Volete leggere una storia che fonde i piani narrativi della docufiction letteraria, del reportage giornalistico di ampio respiro e del romanzo d’avventura? Allora dovete leggere La tigre, un’avventura siberiana di vendetta e sopravvivenza.
Prendendo le mosse da fatti realmente accaduti nell’estremo oriente russo, John Vaillant, giornalista e scrittore i cui reportage sono apparsi sul New Yorker, su The Atlantic e su National Geographic, costruisce una narrazione intensa come un noir di razza e completa come un saggio di politica, di economia e di etologia.
Quella che leggerete non è soltanto la caccia che un gruppo di uomini conduce alla ricerca di una tigre che sembra aver assorbito l'umana predisposizione alla violenza gratuita, ma una vera e propria analisi di un habitat dove a poco a poco si comprende che le leggi della natura, dell’economia, della storia sono sorprendentemente intrecciate.
La tigre è un vero e proprio viaggio attraverso il divenire dei tempi, in cui, senza proclami ma per mezzo di digressioni sempre puntuali e complete, la storia dell’umanità viene analizzata nel suo rapporto inevitabile con l’ambiente. Il microcosmo che fa da sfondo a La tigre si trasfigura in palcoscenico sul quale si muovono interessi economici, multinazionali, malavita organizzata, ex imperi e imperi in ascesa. E ogni corso e ricorso storico si abbatte inevitabilmente sulla vita e sulle sfortune dei molti diventando al contempo volano del potere dei pochi, al di là di ogni apparente differenza o divisione politica e ideologica.
Questo oggetto narrativo che fonde saggio, romanzo e reportage giornalistico va letto come un esaustivo manuale che illustra, come pochi altri, una realtà politica, sociale ed economica che è il naturale sbocco delle mutazioni politiche avvenute dopo la caduta della Cortina di Ferro.
John Vaillant ci ricorda che ogni essere umano è parte di una struttura estremamente complessa e che ogni volta che quella struttura viene posta in pericolo (dagli interessi economici e politici) è la stessa umanità a correre dei rischi.
Forse quella tigre siamo noi.  
Un libro.
La tigre, un’avventura siberiana di vendetta e sopravvivenza, di John Vaillant (Einaudi).


domenica 1 luglio 2012

Relatore a K.Lit Primo Festival dei Blog Letterari

Sabato 7 e domenica 8 luglio sarò relatore in due tavole rotonde a K.Lit Primo Festival dei Blog Letterari.
Sabato 7 luglio, alle ore 18, sede Villa Fabris: Attualità e blog letterari. Maurizio Testa (giornalista e scrittore), Angelo Ricci (scrittore), Alessio Viola (Giornalista de Il Corriere del Mezzogiorno). Modera Morgan Palmas (agente letterario).
Domenica 8 luglio, alle ore 15,30, sede Opere Parrocchiali: Scrittori nei blog letterari: morale e responsabilità. Angelo Ricci (scrittore), Mohamed Malih (Attivista per i diritti degli stranieri). Modera Marta Malengo (bibliotecaria).