giovedì 21 giugno 2012

Rosa candida, di Audur Ava Ólafsdóttir (Einaudi)

E’ possibile leggere un romanzo e ritrovarsi come immersi nelle atmosfere di un film di Rohmer o di Kieslowski? E’ possibile leggere una storia e rimanere affascinati dalla prosa affilata, come nel Decalogo, e dalla descrizione acuta, e tuttavia mai ostentata, dei sentimenti, come in Racconto d’autunno?
E’ possibile, sì. Ed è possibile leggendo Rosa candida, questa delicata, forte, commovente e intensa storia che ci arriva dall’autrice islandese Audur Ava Ólafsdóttir.
Dal nord Europa non arrivano soltanto detective e hacker impegnati in trame nerissime e in complotti terroristici, ma anche romanzi come questo, romanzi che apparentemente sembrano fuori dal tempo proprio perché, in realtà, segnano quel tempo eterno della vita e dell’universo.
Rosa candida appare quasi come una trasfigurazione della nostra epoca, resa e decritta sfrondando tutta la paccottiglia del superfluo e andando invece al centro nevralgico delle eterne tematiche che agitano l’animo umano.
Creato con grande levità, ma scritto al contempo con mano sicura, Rosa candida è una epifania picaresca, carica di simboli e di citazioni.
Come quei dipinti rinascimentali, nei quali la raffigurazione di ogni scena nascondeva elementi allegorici ed ermetici, così questo bellissimo romanzo funge da allegoria di tutto ciò di cui avremmo bisogno e che forse ci rammarichiamo di non avere mai avuto o di aver perso per sempre.
Questo viaggio di questo giovane ragazzo, questo incontro con le sue insicurezze, questo arrivo in questo monastero a sistemare un roseto millenario, questo abate cinefilo e un po’ disilluso, questo villaggio forse un po’ italiano, questa piccola e tenerissima bambina, questo affresco e questo raggio di luce che trafigge la corolla della rosa istoriata sulla vetrata della chiesa e che va ad appoggiarsi sulla guancia di questa bambina.
Tutto questo è Rosa candida. Leggetelo e potrete anche voi essere testimoni di quel raggio di luce.
Un libro.
Rosa candida, di Audur Ava Ólafsdóttir (Einaudi).

1 commento:

Elena Genero Santoro ha detto...

E' un libro bellissimo, poetico, ma il finale non mi è piaciuto. Delusione.