sabato 31 dicembre 2011

Intervistato da postpopuli.it

L'anno finisce e sono orgoglioso di essere ospite di una nuova realtà culturale della rete. Giovanni Agnoloni, scrittore, saggista e traduttore (nonché redattore di La poesia e lo spirito) mi intervista sul nuovo e vivace blog postpopuli.it. L'intervista la trovate qui.

venerdì 30 dicembre 2011

Barafonda, di Michele Marziani (Barbès)

Come la lettera rubata di Poe era così difficile da trovare perché era sotto gli occhi di tutti, così le sensazioni, i sentimenti, le emozioni e le percezioni apparentemente più visibili sono così difficili da esprimere proprio perché solo la presenza di un lavoro letterario serio e articolato le può far emergere. 
Barafonda non è soltanto una storia, un romanzo. Barafonda è uno spaccato della nostra vita. E non solo della vita dei singoli, ma della vita di una nazione, di un paese. Michele Marziani non lancia messaggi, non compie analisi militanti e/o sociologiche, non utilizza la parola per svelare alcunché. Marziani sa bene che il compito del narratore è proprio quello del raccontare e raccontando, seminando, seguendo i suoi personaggi e ascoltandoli, più ancora che facendoli parlare, ci dona un romanzo che è quasi come una confessione, una confessione di tutto ciò che noi stessi mai confesseremmo nemmeno alle nostre coscienze: la provvisorietà delle nostre vite, il confronto tra il nostro privato, che vogliamo chiuso e inchiavardato, e il divenire di ciò che ci sta attorno e che ci chiama a un confronto serrato su quei temi che non vorremmo mai prendere in considerazione.
Tra quel tratto di mare e quel fiume, tra quella spiaggia deserta e quell’insieme di case fatiscenti (che si amalgamano nei miei ricordi cinematografici e letterari con altri desolati paesaggi di una riviera romagnola straniata e inquietante, come in Abissinia, di Francesco Martinotti o in Snack Bar Budapest, di Marco Lodoli e Silvia Bre) si mette in scena la storia di un mondo che è la rappresentazione “del” mondo. Un apparente microcosmo che, come un teatro della memoria rinascimentale, ha il compito di farci ricordare.
E quel microcosmo/macrocosmo è reso da Marziani con una scrittura lineare ma ricca, sontuosa nella sua semplicità, dove i piani narrativi e temporali si fondono e confondono con le voci, con le storie; storie che si trasfigurano in voci e voci che sono quelle di persone e non solo di personaggi.
Le vite inventate, come l’impostura dolorosa, e pagata a caro prezzo, in cui vive l’io narrante, sono, a volte, più vere di quelle fintamente autentiche.
E alla fine, poste di fronte alla morte, hanno la forza di traghettarsi verso la pace.
Un libro.
Barafonda, di Michele Marziani (Barbès).

martedì 27 dicembre 2011

La via delle (scritture) indie

Ci sono termini che hanno un fascino intrinseco, immaginifico, quasi ipnotico. Indie si applicava, fino a qualche tempo fa, al mondo delle produzioni cinematografiche indipendenti, sganciate dal business delle major. Oggi il termine si applica a quegli autori che stanno esplorando il mondo dell'ebook, soprattutto come autori che si autopubblicano, ma non solo. L'ebook e l'editoria digitale stanno rivoluzionando non solo lo strumento e il contenuto, non solo il ruolo dell'editore e del lettore, ma anche quello dell'autore. Secondo Bob Mayer il concetto di scrittore indie supera l'immagine dello scrittore che si autopubblica, delineando una figura nuova di autore che, pur appoggiandosi a editori e agenti, ha, grazie ai punti di fusione e contatto tra il libro digitale e il web, la possibilità di muoversi con più agilità e rapidità. La nuova figura di autore, insomma, non è più passiva, in attesa che un agente e/o un editore gli scandiscano i tempi promozionali di ciò che ha scritto, ma assume un ruolo più da protagonista, esattamente come già fanno i lettori che sul web analizzano e condividono la produzione letteraria ed editoriale.
Sono un autore indie? Non mi autopubblico, ma mi appoggio a un editore nuovo ed entusiasta, che, al contempo, crea ed esplora. Un editore che si può tranquillamente definire, appunto, indie. E io, che sono un indipendente, mi trovo benissimo a seguire questa via delle (scritture) indie.
Una via che lentamente raggiunge i suoi obiettivi. L'ossessione per le parole, grazie all'accordo fra il mio editore (Errant Editions) e la piattaforma Narcissus (nome evocativo di affascinanti viaggi conradiani) aumenta il numero degli store dai quali può essere scaricato (l'elenco aggiornato è qui).
Buona lettura allora e buon viaggio, naturalmente verso le indie.

sabato 24 dicembre 2011

Siamo aperti 24 ore su 24

Un amico libraio mi dice che il 24 dicembre terrà aperta la libreria fino a tardi e che la aprirà anche la mattina di Natale, dalle nove a mezzogiorno. Anch'io tengo aperto il mio piccolo stand virtuale, il mio piccolo banchetto, la mia piccola libreria. E come ogni libreria che si rispetti anche la mia espone locandine e ultime novità.
L'ossessione per le parole, nelle classifiche di lulu.com, questa settimana è al 39° posto della "ebook top 100" e all'8° della "ebook literature & fiction". Inoltre, grazie all'accordo tra il mio editore (Errant Editions) e Narcissus, stanno aumentando gli store da cui è possibile scaricare L'ossessione per le parole. Oltre a lulu lo si trova su ebookvanilla, Rizzoli, Ultima Books (dove lo puoi anche solo prendere in prestito) e bol.it. Altri store si aggiungeranno in seguito.
Questa mia piccola e personalissima libreria virtuale, a differenza di quella del mio amico librario, è aperta 24 ore su 24. E' sufficiente passare per di qua e dare un'occhiata, anche veloce.
Buon Natale a tutti!

mercoledì 21 dicembre 2011

L'ossessione per le parole e Ultima Books

Mancano pochi giorni a Natale e, da artigiano della parola, espongo anch'io il mio piccolo stand nella immensa piazza virtuale del mercato dei libri.
Se avete voglia di dare un'occhiata, L'ossessione per le parole (edito da Errant Editions) è disponibile e scaricabile anche da Ultima Books, il più grande portale italiano di ebook (e su Ultima Books lo potete anche noleggiare per due o per sette giorni, esattamente come in una biblioteca).

martedì 20 dicembre 2011

L'inferno del romanzo. Riflessioni sulla postletteratura, di Richard Millet (Transeuropa)

Ogni libro può essere uno strumento, un mezzo, un oggetto, ma con la ineludibile potenzialità di tramandare i concetti, le idee, le visioni del mondo. Ed è con un libro che Richard Millet trasmette la sua particolare forma di pensiero su quello che è il difficilmente sondabile territorio della letteratura. E lo fa attraverso una serie di frammenti, di rapide incursioni, di brevi (ma non certo poco profonde) analisi.
Ma cos’è L’inferno del romanzo? Un saggio? Un’invettiva? Un pamphlet che rinverdisce la vena dei polemisti settecenteschi? Oppure, pur se a modo suo, una particolare e nuova forma di narrazione?
Millet è certamente ed eccessivamente francocentrico, a volte sopra le righe, tenta spesso di far trasparire dalle sue parole una sorta di demoniaco “aroma di zolfo” e sembra cercar la polemica per il solo gusto di andare controcorrente. Ma se L’inferno del romanzo ha un merito è certamente quello di farci riflettere, di costringerci a non dare nulla per scontato, di obbligarci ad alzare gli occhi per guardare al di là di quella matrice del pensiero unico e dell’abitudine che, spesso, ci impedisce di vedere la reale struttura delle cose.
Questo è un libro non del tutto condivisibile, Millet stesso a volte è semplicemente detestabile, ma se “il medico pietoso fa la piaga pustolosa” ben venga allora un autore che, senza troppi riguardi e cauterizzando i luoghi comuni cerca di alzare quel velo di unanimismo imposto e artefatto che tutto sopisce e che anestetizza i sensi di chi scrive e di chi legge.
Esistono meccanismi che spesso, anche soltanto per una  facile pigrizia condivisa, sono semplicemente esiziali ai fini della sopravvivenza stessa della letteratura. La indolente acriticità dei mezzi di comunicazione, lo spirito gregario che predilige l’immagine rispetto ai contenuti, l’affermazione della figura dello scrittore come semplice burattino della società dello spettacolo, dove la parola scritta è l’ultima a contare a vantaggio del physique du role e della creazione del personaggio, conducono a una letteratura fittizia che nulla ha a che vedere con lo scrivere. Perché scrivere, come dice Millet nell’ultimo frammento, è “un segreto che invoca il segreto”.
Un libro.
L'inferno del romanzo. Riflessioni sulla postletteratura, di Richard Millet (Transeuropa).

domenica 18 dicembre 2011

Breaking News! L'ossessione per le parole anche nello store Rizzoli/Corriere.it

Non faccio in tempo a pubblicare un post e già ne devo pubblicare un altro. L'ossessione per le parole è da oggi disponibile anche nello store Rizzoli/Corriere.it. Grazie all'accordo tra Errant Editions e Narcissus (nome dalle interessanti implicazioni conradiane) cominciano a moltiplicarsi le presenze del mio ebook. Non è questo semplicemente un risultato tecnico/editoriale, ma è l'oggettivizzazione reale dell'incontro di circolarità, di condivisioni, di accerchiamenti virtuosi per mezzo dei quali la parola, il racconto, la narrazione nascono dal web e al web ritornano. Proseguiamo quindi in quel percorso di deposito di piccole boe di segnalazione che permettono al lettore di orientarsi nel saramaghiano mare di internet.

L'ossessione per le parole e l'arrivo dei nuovi store

L'ossessione per le parole è stato da pochissimo oggetto di un meeting parigino che ha visto tra i partecipanti tutte le realtà internazionali che gravitano attorno al progetto editoriale digitale di Errant Editions. L'ebook è stato molto apprezzato. Tra poco inizierà il lavoro di traduzione per le edizioni francese e inglese che vedranno la luce nei primi mesi del prossimo anno. Intanto Errant Editions si è affidata a Narcissus per sviluppare un strategia ancora più ampia di presenza editoriale. Per questo L'ossessione per le parole inizia ad essere presente in più store. Ora lo potete scaricare sia qui che qui. Altri store presto seguiranno. 
Errant Editions. Novità ed esplorazioni. Fiancheggiatori, subappalti. Così entra nel flusso un piccolo editore digitale internazionale.

venerdì 16 dicembre 2011

iJobs Biografia non autorizzata di Mr Apple, di Riccardo Bagnato (Manni)

Questa storia si svolge sotto quel sole californiano che tante volte ha fatto da sfondo alle piattaforme narrative e cinematografiche americane. America come Stati Uniti, dove i secondi rappresentano la parte per il tutto. America come Stati Uniti, America come luogo divinatorio del business e della narrazione, dove lo storytelling diventa a sua volta business e il business diventa vita. Gioco di specchi borgesiano e di rimandi postmoderni alla Pynchon e alla DeLillo. Labirinto che crea e perpetua se stesso in una narrazione infinita. Intreccio di piani narrativi che si (con)fondono con una realtà, forse parallela, che sfugge da sempre al confronto con un mondo che probabilmente non esiste se non nella disperazione di qualche ghetto, a sua volta plasmato come luogo narrativo.
America. Stati Uniti. California. Cupertino. Apple. Jobs.
Ecco la concatenazione che tiene unito e al contempo sviluppa quel campo di distorsione della realtà teorizzato da sempre dallo stesso fondatore della Apple.
Realtà programmaticamente distorta che si trasmuta in narrazione del business e in business della narrazione, fino ad arrivare alla creazione di una realtà quasi parallela dove il postmoderno la fa da padrone e il motore primario diviene non più l’oggetto in sé, ma la strutturazione sapientemente pianificata e divulgata del suo desiderio.
La realtà questa volta non ha superato la fantasia perché è stata la realtà stessa a trasformarsi in fantasia, in un reciproco rincorrersi verso un vertice che appare però stravolto e confuso con la base, come in una allucinazione escheriana.
Riccardo Bagnato descrive le molte luci e le molte ombre di un mito, raccontandone la storia senza tacere nulla.
Un libro.
iJobs Biografia non autorizzata di Mr Apple, di Riccardo Bagnato (Manni).

giovedì 15 dicembre 2011

Intervista a Luigi Balocchi

Luigi Balocchi è uno scrittore delle mie parti. Una definizione questa che porta con sé tanti significati, non ultimo il rapporto che unisce il suo scrivere alla pianura che, come per me, è la sua terra. E' autore dei romanzi Il diavolo custode (Meridiano Zero) e Un cattivo maestro (Mursia).
Luigi Balocchi mi autorizza a indicare la sua mail: luigi.balocchi@teletu.it


In quello che scrivi c’è grande attenzione per la tua terra, per i tuoi luoghi. Esiste un nesso tra storie e luoghi? E, se esiste, quanto i luoghi influenzano le storie? E quanto influenzano chi le scrive?
Io sono una bestia territoriale. Non sono un migratore. Prendo forza e nutrimento dalla terra in cui vivo. E’ il mio universale. E ma stan tanto sui ball quelli che vivon qui e sognano di essere a New York. Ci andassero a New York e non rompessero più i coglioni. Mi stòn ben chì. E’ la Terra a darti il senso, non le idee. Servon niente le idee. Tutto viene conseguente.


Hai un particolare stile di scrittura con rimandi forti al dialetto. Tuttavia non ne sei schiavo. Anzi, arrivi quasi all’invenzione di una lingua nuova, quasi un grammelot molto intenso che permea le tue opere. Quanto conta per te lo stile nella struttura di un romanzo?
Lo stile è tutto. La lingua è come la terra. Se non la impasti con acqua, concime e sudore vien fuori un bel niente. E’ traverso il dialetto che ho scoperto l’eufonia della parola. Scrivo seguendo un mio spartito mentale. Per me la scrittura è musica. E’ ballo.  

Non si può certamente tacere del fatto che uno dei tuoi modelli sia Lucio Mastronardi, lo proclami tu stesso. Cosa ti lega a questo autore dal punto di vista narrativo, letterario e umano?
Mi lega il fatto che la vita ci ha portato a nascere nello stesso giorno, a fine giugno, e a fare lo stesso mestiere, al maestar elementar, quello stesso che forse ha menato lui al suicidio e me stesso ad una sorta di lucido squilibrio mentale. C’è molto tra me e Mastronardi. Nel senso proprio della vita. Che è quella che è, ossia come la scala di un pollaio curta e pin ad merda.

Secondo te che rapporto c’è oggi, nel panorama italiano, tra autori ed editori? E i lettori, quanto contano?
C’è un rapporto di mera pecunia. L’editore ti pubblica se è convinto di poter guadagnare su di te. Credo che sia finita l’epoca dell’editoria eroica, quella insomma che faceva pubblicare per Mondadori a Milano le poesie di un Delio Tessa. E ciò pur sapendo che mai, di quel libro, se ne sarebbe venduta una copia. I lettori, poverini, fan quel che possono. C’è tanta di quella spazzatura in giro che è difficile davvero saper scegliere.  

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Stà foeura di ball di fastidi, innanzitutto. Dormire, camminare, scrivere. Poi sperare nella pubblicazione di qualche altro mio romanzo. Siamo in un momento critico. Se prima gli editori ci pensavan su due volte ora di rischiare non ne hanno più voglia. Non so davvero come andrà a finire.

Ultima domanda: hai qualche consiglio per chi ha un libro nel cassetto e vuole tentare l’avventura della pubblicazione?
Gli dico di mandarlo alle case editrici che conosce. Poi, non prima dei sei mesi a farla buona, attendere una risposta. Se positiva, la pubblicazione non avverrà prima dell’anno e mezzo. Buona fortuna. 

mercoledì 14 dicembre 2011

Sono stato ospite allo Starbooks Coffee

Allo Starbooks Coffee mi sono trovato subito a mio agio. Lo Starbooks Coffee è un luogo dove si possono incontrare libri e autori e dove ci si può tranquillamente accomodare sorseggiando in tutta tranquillità un semplice caffé o, perché no, anche un impegnativo cocktail. Nel frattempo si chiacchiera, accolti da Carlotta e Giulia che gestiscono con professionalità questo crocevia virtuale di parole e letteratura. La nostra chiacchierata la trovate qui.

Lo Starbooks è un lit-Blog il cui scopo è raccontare esperienze, aneddoti. porre questioni interessanti sul mondo dei libri e dell'editoria.
Il bancone di legno, le bottiglie allineate sugli scaffali appena dietro e una faccia simpatica pronta a ricevere la tua ordinazione e, se vuoi, i tuoi pensieri. Questo è lo Starbooks-coffee, un posto dove tutti gli appassionati di libri possono incontrarsi e condividere la propria personale esperienza.

lunedì 12 dicembre 2011

Updates from L'ossessione per le parole

Da qui.

Errant Editions è un editore digitale internazionale, senza fissa dimora, per ora. Collettivi di associazioni culturali, editori (anche italiani, ma francesi, svizzeri, ungheresi) singoli, un vero insieme trans-nazionale. Per la vendita dei nostri ebook, alcuni dei quali hanno scopi precisi (sostegno di centri culturali, presto ebook che racconteranno la storia di alcune piccole librerie ecc) ci appoggeremo, in Italia a Narcissus-self publishing. Senza dimenticare Lulu.com o il Kindle store, dove alcuni nostri libri del Passion Project sono già presenti. 
Uno, fra i testi che abbiamo affidato a Narcissus, e che quindi sarà reperibile nei vari store, è stato, dopo una scelta all’unanimità, quello di Angelo Ricci. E’ in lavorazione, vi comunicheremo, naturalmente, quando sarà pronto, avrà questa copertina, semplice ed essenziale come l’altra che rimane. E qui si continua a poter effettuare il download. Il testo ha ottenuto molti interessanti consensi. Ho chiesto a Ricci, nell’attesa l’anno prossimo delle due versioni, in inglese e francese, di cominciare ad immaginare, se ne ha voglia, a un nuovo progetto. Per il 2012. Con calma, a piccoli passi, come sempre fa Errant Editions.

domenica 11 dicembre 2011

Do you remember Piero Chiara and Giuseppe Pontiggia?

Reminiscenze natalizie che si ripropongono e si uniscono a ricordi di librerie frequentate nel tempo. Non è inusuale che il Natale porti folle di lettori, in servizio permanente effettivo o solo in fieri, a rimirare scaffali, nella speranza dei librai, si spera ben riposta, che tale frequentazione si trasformi in acquisto. Amici librai mi confermano da sempre ciò che le statistiche illustrano: che la gran parte del fatturato delle librerie prende forma solo nel corso del febbrile periodo che precede il 25 dicembre.
Evito, da lettore forte, di varcare la soglia di qualsivoglia libreria proprio in tale momento. E’ così invadente il muro fatto dalle copie impilate le une sulle altre di presunti best sellers e di libri che hanno una loro ragion d’essere solo in un qualche raccordo televisivo e cinematografico, che rimando le mie visite al gennaio successivo, luogo temporale di tranquilli rendiconti contabili, da parte dei librai, e di visite meno affannose, da parte dei lettori abituali.
Esistono comunque altri fili sottili che uniscono le festività natalizie ai libri. Fra i tanti ne ricordo uno legato ai colori. Il marrone degli scaffali di una libreria unito al blu delle copertine dei Meridiani Mondadori che, proprio a dicembre, mi pare presentassero sconti sul prezzo di copertina.
Piero Chiara e Giuseppe Pontiggia, due autori dei quali, tempo fa e approfittando degli sconti natalizi, acquistai le opere proprio nei Meridiani. Piero Chiara, spesso strapazzato nelle riduzioni cinematografiche tratte dai suoi romanzi, non soltanto cantore di storie di provincia, bensì conoscitore di profonde e irrimediabili amarezze umane. Giuseppe Pontiggia, narratore completo, indagatore dell’animo e maestro di scrittura, dalla cultura vastissima e gioiosa.
Chiara e Pontiggia. Forse un po’ dimenticati, senz’altro nascosti dalle montagne colorate dei presunti best sellers natalizi.
Viene proprio da chiedersi: “Do you remember Piero Chiara and Giuseppe Pontiggia?”.
(Pubblicato anche su La poesia e lo spirito)

venerdì 9 dicembre 2011

La bambina di neve, di Eowyn Ivey (Einaudi)

Nel mondo editoriale è quanto mai necessario divulgare le belle notizie quando capitano. E, in genere, le belle notizie coincidono con l’uscita di qualche libro.
Credo che tutti noi, in qualità di lettori, siamo prima o poi venuti a conoscenza dell’annosa questione (di lana caprina, comunque) relativa alla vera o presunta morte del romanzo. Da decenni il povero romanzo viene fatto a pezzi, destrutturato, dato per spacciato, messo nel dimenticatoio, ucciso dagli sperimentalismi e dalle avanguardie.
Eppure…
Il povero romanzo viene spesso considerato inadeguato ad esprimere il senso dei nostri tempi, ritenuto inadatto ad interpretare la nostra realtà, colonizzata dal web, visto a volte come inutile ciarpame ottocentesco, degno semmai di stare in qualche soffitta letteraria.
Eppure…
Eppure è sufficiente leggere le prime pagine di La bambina di neve per capire che il romanzo è vivo e vegeto; per capire che il romanzo non ha sempre il compito di farsi interprete di qualcosa perché esistono romanzi che bastano a se stessi.
La bambina di neve è una storia corposa, inquietante, ma, al contempo, dolce e tenera, capace di coniugare piani narrativi differenti e di far affiorare davanti agli occhi del lettore un vero e proprio intreccio narrativo che lo terrà legato a sé fino all’ultima pagina, fino all’ultima parola.
Una storia che non è una fiaba, ma che da una fiaba prende le mosse. Una storia che non è una favola, ma che della favola ha i tempi e le attese. Una storia apparentemente fuori dal tempo, ma che dal tempo, il tempo dell’anima, nasce e si reinventa ogni volta.
La bambina di neve è un romanzo che, proprio perché slegato da ogni corrente narrativa, da ogni moda letteraria del momento, da ogni tentazione di glamour editoriale, fa rinascere la grande tradizione del romanzo come storia da raccontare e da ascoltare.
Dobbiamo ringraziare Eowyn Ivey per averlo scritto e Einaudi per avercelo fatto conoscere.
Il tempo natalizio è tempo di regali e il libro è uno di quelli più caratteristici e attesi. Vi consiglio di regalarne ben più di uno e di autori ed editori differenti. Ma tra le copie dei libri che regalerete fate in modo che ce ne sia almeno una di La bambina di neve.
Un libro.
La bambina di neve, di Eowyn Ivey (Einaudi).

giovedì 8 dicembre 2011

L'ossessione per le parole e selfpublishinglab

Questo post è stato pubblicato su Selfpublishinglab, la comunità dei lettori e degli autori liberi. Ringrazio Mauro Sandrini insostituibile e infaticabile "ebook evangelist" e tutta la redazione.

L'ossessione per le parole è l'ossessione per la vita.

Ci sono parole che saltano fuori dalle pagine dei libri e accendono l’interesse e la curiosità. E’ il testo di cui ci parla Angelo Ricci con questo post che siamo davvero felici di poter ospitare. Non è solo un libro è il punto di partenza per altri progetti come quello di Errant Editions, per esempio. Ci piacerebbe in futuro ospitare altri progetti di qualità. Se ne avete, scriveteci. Parliamone insieme…
La Redazione
Angelo Ricci
Esiste sempre una linea invisibile che lega tra loro, in un rapporto quasi misterioso, le storie, le narrazioni, chi le scrive e chi le legge. Una linea forse evanescente, ma indubbiamente tenace. Una linea che unisce le parole in un’unica grande e infinita narrazione. Quando Francesca Mazzucato mi ha proposto di pubblicare l’ebook L’ossessione per le parole con Errant Editions, editore digitale internazionale di cui Francesca è responsabile per l’Italia, ho accettato immediatamente. Ho condiviso subito, e ne sono rimasto affascinato, questo progetto editoriale. Errant Editions è una “piccolissima casa editrice digitale, senza fissa dimora e che muove i primi passi adagio, come un bambino barcollante. Un cucciolo. Errante, quindi pronta a muoversi per cercare le storie. A volte anche per raccontarle. Vogliamo arrivare ovunque, globali, ma con cura, grazia e buon gusto”.
Errant Editions è composta da un collettivo di associazioni culturali italiane e straniere (francesi, ungheresi e svizzere ma non solo), singoli, teatri, piccoli editori molto vicini, siti internet, e-zine.
Perché questo progetto mi ha affascinato?
Per un semplice motivo: per la volontà di questa casa editrice di fare un lavoro di ricerca e di costruzione di contenuti. Ma non contenuti che dall’alto vengono imposti ai lettori, bensì un interessante e paziente lavoro di organizzazione di narrazioni anche multimediali che nascono dagli autori, dalle storie, e anche dal web e che al web ritornano attraverso una circolarità narrativa senza fine. Gli ebook di Errant Editions non hanno la presunzione di imporre una visione del mondo, ma hanno invece il ruolo di fungere quasi come piccole, ma significative, boe di segnalazione che la casa editrice e i suoi autori lasciano nel, per dirla alla Saramago, mare infinito di internet. L’ebook quindi considerato non come mero strumento editoriale, ma inteso come mezzo di narrazione e di interpretazione che si fonde con lo stesso luogo (la Rete) in cui viene proposto. Mezzo liquido, leggero e circolare che rappresentare bene la liquidità, la leggerezza e la circolarità del web. E così è nato l’ebook L’ossessione per le parole (che inaugura la collana “Criticism Project”):  “Una serie di scritti che vanno in cerca di quel rapporto sottotraccia che unisce letteratura e web, cinema e musica. Cabotaggi narrativi che seguono un sottile filo rappresentato dalla continua emersione di feticci letterari come Borges, DeLillo, Pynchon e da presenze narrative, filmiche e musicali. C’è un segreto rapporto che lega i lettori alle narrazioni? O i lettori stessi sono la narrazione primaria? E un film o un brano rock sono così differenti da un romanzo? Esistono luoghi ideali per la narrazione? Le risposte sono forse celate nelle domande. Visioni, storie e parole che compiono un viaggio circolare dove il punto di partenza si (con)fonde con la meta”.
Nel corso del 2012 L’ossessione per le parole verrà tradotto in inglese e in francese.

martedì 6 dicembre 2011

Un cattivo maestro, di Luigi Balocchi (Mursia)

C’è nebbia e ferocia da queste parti di pianura. Io non son da meno. Questo è quanto. Sono pronto.
Io, il Luìs Balocchi l'ho conosciuto un sacco di anni fa e son anche sicuro che lui non lo sa più. Ma va bene così. E quando si parla del Balocchi bisogna usare l'articolo davanti al nome, perché il Balocchi lo sa lui, che qui è tutto un rimirar di fossi e di nebbia e che davanti al nome ci va l'articolo. Perché da noi si dice il Mario, l'Alberto, il Giovanni e via così con tutta la compagnia cantante. Che qui l'articolo davanti al nome ci vien fuori che non ce ne accorgiamo neanche. E io lo so che al Luigi tutta sta piana qua, a volte, gli va anche stretta, ma so anche che è la prima cosa che gli viene in mente quando si alza alla mattina. Perché per lui, quella di cantar la pianura con tutte le giravolte che ci stanno dentro, è un po' un'esigenza di vita. Ma il Balocchi la pianura te la racconta mica con il birignao dello scrittore finto. No. Il Balocchi le cose lui le sa. Lo sa che tutta la vita è una gran roba che si passa dal ridere al piangere che è un niente. Lui lo sa che le parole son niente se dietro non ci sta una storia. Ma una storia che ti deve venire fuori proprio da te che la scrivi. E da te che la scrivi la storia ti viene fuori solo se sei buono a tirarla fuori dalla mega di storie che ti vengono davanti agli occhi tutti i giorni. E io lo so che il Luìs Balocch la mega di storie che gli capitano davanti è capace di riunirle in una storia forte. Una storia che sa dell'odore della vita. Un po' come con le zie e le nonne di una volta che coi chili dei pomodori delle ortaglie ci facevano la salsa. Ed era una salsa che portava tutto il profumo dell'afa e del caldo dell'estate. E quel profumo ce l'aveva solo perché dal bollire dei chili dei pomodori veniva fuori il concentrato. Ecco quello che fa il Balocchi. Perso tra le nebbie d'inverno e l'afa dell'estate, ti sa tirar fuori una storia che si specchia tutta in quel mare a quadretti delle risaie, come dice il Mino Milani. E tutto quello specchio di acqua ferma il Balocchi te lo porta sotto ai portici della Piazza Ducale di Vigevano e ci costruisce, facendo bollire  e cuocere e poi bollire e cuocere ancora tutti gli ingredienti, una storia che parte (ma il Luìs lo fa apposta e lo fa bene) dal Mastronardi e poi ti va via che è un piacere leggerla. Perché dentro c'è tutto. C'è tutto quello che, noi che siamo qui belli sparsi tra i fossi e le risaie, sappiamo che è importante che ci sia.
Un libro.
Un cattivo maestro, di Luigi Balocchi (Mursia).

sabato 3 dicembre 2011

Natale d'autore allo Starbooks Coffee

Una vetrina per editori di qualità.
Consigli per gli acquisti in previsione del Natale.
Offerte imperdibili per un Natale d'autore.
Lo Starbooks Coffee in previsione del Natale vuole offrire ai propri clienti una selezione di titoli di qualità per regali d'effetto.
Al contempo, si propone di offrire agli editori migliori una vetrina per i loro TRE titoli migliori, per farli conoscere ed eventualmente proporli per la vendita ad un prezzo vantaggioso.
Hanno già aderito alcuni interessanti editori del panorama indipendente, tra cui Verba Volant Edizioni, Las Vegas, Intermezzi, Historica e Miraggi. Attendiamo di ricevere nuove adesioni. Infatti i numeri dello Starbooks testimoniano una crescente attenzione verso le realtà editoriali più vivaci, anche se fuori dal main stream.
Lo Starbooks Coffee è il blog che parla di libri a tuttotondo, privilegiando il personale punto di vista di scrittori, lettori, editori, librai e ogni altra figura interessata. In pochi mesi di attività ha raccolto un ampio consenso e ha ospitato nelle sue pagine scrittori emergenti e affermati, tra cui Remo Bassini, Pietro De Viola, Gianluca Mercadante e Andrea Malabaila.

Contatti:
Per proporre i propri titoli per l'operazione NATALE D'AUTORE contattare giulia.meli@hotmail.it e carlotta.borasio@gmail.com