Si illude chi pensa che di notte ce ne sia una soltanto. Tante sono le notti e tanti sono i sogni (gli spettri, forse) che le popolano. Sogni e spettri, illusioni e aspettative, ironie e incubi. La notte ci lascia indifesi di fronte a noi stessi e a ciò che siamo, a ciò che siamo stati, a ciò che, forse, saremo.
Dalle 21 alle 6 del mattino. Dall’incedere della morte del giorno sino al lento nascere di un giorno nuovo. Dalle 21 alle 6 del mattino. Sono le ore del sesso, del divertimento, della solitudine, del triste soliloquio che accompagna verso qualche sentenza senza appello. Ore in cui non c’è alcuna maschera sociale che ci protegge; ore in cui ogni nostro travestimento, scelto con cura per le nostre mansioni lavorative e sociali, si scioglie come solo può sciogliersi il cerone sul viso di un attore. Di un attore troppo stanco per proseguire la recita.
E una volta che il sipario è sceso sulle ore diafane del giorno, ecco apparire l’ombra inquietante di un palcoscenico buio, che si popola lentamente di meschinità, di esami di coscienza, di durezze senza empatia alcuna, ma anche di tragicomiche storie che non lesinano il sorriso.
I racconti che popolano le ore di Nel cuore della notte si muovono come folletti demoniaci, a metà strada tra Gogol’ e Poe, tra Carver e Villon.
Andrea Ballarini, Caterina Bonvicini, Bruno Morchio, Gianluca Morozzi, Sandra Petrignani, Lidia Ravera, Gianmaria Testa, Grazia Verasani, Nicola Verde hanno avuto il coraggio di confrontarsi con la notte, hanno avuto la freddezza di volgere lo sguardo verso uno specchio che riflette, impietosamente, non solo un’immagine, ma anche l’anima che in quella immagine abita.
Dai loro racconti nasce un suono apparentemente difficile da comprendere ad un primo ascolto, ma che, pian piano, ora per ora, dà vita ad un'armonia dolce e ipnotica che ci accompagnerà fino al mattino.
Un libro.
Nel cuore della notte, AA.VV. (Del Vecchio Editore).
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