Sarà perché ho cambiato la grafica del blog, sarà perché ogni cambiamento ci riporta per un attimo a quello che è rimasto del passato, ma oggi sono in vena di nostalgie. Nostalgie librarie o libresche, naturalmente. Ogni tanto si legge, nei consigli per scrittori esordienti o meno, che è bene inviare il proprio manoscritto a case editrici in sintonia con ciò che si è creato. E questo consiglio si accompagna ad un altro, molto ovvio e forse tautologico: per sapere se una casa editrice pubblica argomenti simili a quelli che scriviamo, è necessario conoscerne il catalogo.
Oggi, per far questo, è sufficiente una ricerca su internet e i cataloghi di tutti gli editori sono lì, a portata di clic. Basta compilare i campi autore, libro, genere ecc. ecc. e il gioco è fatto.
Una volta, andando in devoto pellegrinaggio alle fiere editoriali (Torino e Belgioioso, tanto per citarne un paio) era tutto un riempire di borse e zainetti di chili e chili di cataloghi. Ma chi se lo ricorda più il catalogo Einaudi? Grafica essenziale (tipo Politecnico), un piccolo quadratino colorato nel mezzo, che cambiava ad ogni nuova edizione; e poi il sommario, che tralasciava completamente ogni esigenza di copertina, perché il sommario "era" la copertina. Ho passato anni a perdermi in quella lista infinita di nomi.
E il catalogo Adelphi? Piccolo, compatto ed elegante come un libretto della Piccola Biblioteca. Con la copertina azzurra dalla stessa grafica degli altri libri dell'editore, quasi a significare che il catalogo, somma di tutti i libri, era, forse, il libro primario.
Oggi è tutto più semplice. Le nostre borse e i nostri zainetti sono più leggeri. Ma siamo anche costretti a navigare a vista nel mare infinito di internet.
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