Il titolo è fondamentale. In un racconto, in un romanzo, in un film un buon titolo è tutto. A volte il titolo vive addirittura di vita propria e si stacca dall'opera che introduce.
Mi piace molto Carver, ma i suoi racconti non hanno buoni titoli. Troppo riduttivi, spiegano troppo poco, quando potrebbero dire (e dare) al lettore molto di più.
(Apro una parentesi. Per me Carver non è lo zio o il fratello maggiore di Bret Easton Ellis o di Jay McInerney, ma più semplicemente il cugino leggermente più stronzo di Bukowsky).
Pensate a un titolo come Scene di caccia in bassa Baviera, il film di Peter Fleischmann. In quel titolo c'è già tutta l'abitudine ordinaria alla violenza nei rapporti sociali, e in modo definitivo.
Oppure pensiamo all'apparentemente asettico Foto di gruppo con signora, di Heinrich Boll, che nasconde tutto ciò con cui la Germania postbellica ha tentato di venire a patti.
Anni fa mi pare premiarono come miglior titolo per un romanzo di fantascienza Camminavano come noi, di Clifford D. Simak.
In quelle tre parole è semplicemente nascosto tutto l'orrore del mondo.
Un racconto: Cattedrale, di Raymond Carver
Un romanzo: Riscatto, di Jay McInerney
2 commenti:
concordo pienamente con te, il titolo è sempre fondamentale. Buona domenica!
Sì. Trovo che il titolo possa, a volte, dire perfino di più di ciò che esprime l'opera alla quale si riferisce.
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