martedì 20 settembre 2016

La letteratura nel reticolo mediale. La lettera che muore, di Gabriele Frasca (Luca Sossella editore)

Ci sono libri che vanno ben oltre il testo, che hanno la capacità di trasfigurarsi in un mezzo in grado di raggiungere i confini millenaristici di un altrove in cui si scorgono i bagliori di un nuovo universo. È questo certamente il caso di La letteratura nel reticolo mediale. La lettera che muore di Gabriele Frasca. Saggio? Rapporto estremo? Narrazione epocale? Analisi definitiva sullo stato dell'arte? Ebbene sì, questo testo è esattamente tutto questo. Ma è anche medium, strumento, sonda, vedetta, navicella, avamposto. È al contempo narrazione e narrazione della narrazione, causa ed effetto, esperimento e verifica. Gabriele Frasca si spinge oltre i Bastioni di Orione, si lascia alle spalle le astronavi terrestri in fiamme e raggiunge un Punto Omega in cui l'osservatore è al contempo l'osservazione e l'osservato e ogni variazione è indicatrice sia di se stessa e sia di chi l'ha provocata. Quest'opera è un monumentale excursus tra i passati, i presenti e i futuri, espressioni temporali tra loro intrecciate in un percorso che mette in discussione lo spaziotempo sino alla apparizione meravigliosa di un anello di Moebius che, come il monolito kubrickiano, si staglia in tutto il suo magnifico e spaventoso splendore, illuminando di una luce che proviene dall'inesprimibilità del Tempo di Planck l'apparente immobilità di un alfabeto che contiene in sé codice e chiave, enigma e risoluzione, quesito e risposta, contenuto e piattaforma. L'inscindibilità dello scambio di informazioni nel parallelismo genetico e non genetico, la fluttuazione di variazioni e stilemi che provengono e arrivano dalla fusione tra strutture anatomiche vocali e media, media che altro non sono se non protesi di espressività totalizzanti che racchiudono la storia dell'umanità e degli universi, delimita il perimetro di una multicellularità senziente in cui convivono al contempo la produzione e la stessa fruizione della comunicazione nonché le stesse piattaforme attraverso le quali l'una e l'altra giungono a compimento. Ma è questo un obiettivo che non può avere una sua immobilità in quanto esso stesso diviene mutevole nel divenire di un'infinita rincorsa nella quale i protagonisti sono al contempo artefici e spettatori, produttori e prodotti, narratori e narrati, sino al fuggevole attimo quantistico in cui tutto nuovamente riprende, in una commistione di similitudini e differenze che conduce a un nuovo confine che condurrà ad altri confini ancora. In questo modo Frasca ci fa comprendere mirabilmente la liquida indissolubilità della scrittura, della lettura, dei media che a loro volta sono scrittura e lettura. Tutto a questo punto appare avere un senso, un senso che l'Autore fa trasparire da questa sua opera immensa e ineludibile senza la quale questo significante ci sarebbe sfuggito. E nella lettura d questo libro il lettore lentamente si immergerà nella esperienza totalizzante di essere una parte di un tutto che si rinnova immutabile negli attimi eterni che segnano la genesi di quel messaggio definitivo che si diffonde oltre l'orizzonte degli eventi.
Un libro.
La letteratura nel reticolo mediale.La lettera che muore, di Gabriele Frasca (Luca Sossella editore)

martedì 6 settembre 2016

Nick Carter si diverte mentre il lettore viene assassinato e io agonizzo, di Mario Levrero (Calabuig)

Già Il romanzo luminoso ci aveva fatto scoprire un autore immenso, capace di mantenere la narrazione sulla lama di un rasoio che sezionava destini pubblici e privati, immersi in una fusione di tempi e piani narrativi che, da un apparente presente, si aprivano la strada verso sviluppi stregati e onirici. Ora appare questo breve romanzo che porta un titolo meravigliosamente tracimante: Nick Carter si diverte mentre il lettore viene assassinato e io agonizzo. Banale divertissement? Esercitazione estrema del realismo magico latino americano? Pamphlet? Provocazione? Avanguardia sperimentale? Dalla sua Montevideo, una delle capitali della letteratura sudamericana, Mario Levrero compie con questo romanzo una vera e propria incursione letteraria immersa in un mimetismo affascinante che, ancora una volta, ci dimostra come questo grandissimo, e purtroppo ancora poco conosciuto, autore abbia la capacità geniale di giocare con le parole e i generi costruendo al contempo solidissime strutture narrative che vanno oltre le stesse parole e gli stessi generi. Non va mai dimenticato che Levrero è stato un narratore atipico, uno dei primi a comprendere la mutazione informatica e digitale, uno dei primi a saper coniugare tutte le infinite potenzialità del testo scritto e a intravedere i confini verso i quali una letteratura liberata da schemi preordinati possa spingersi. Con questo romanzo Mario Levrero deposita nel mare infinito delle narrazioni una fondamentale boa di segnalazione dalla quale sia lo scrittore che il lettore, uniti indissolubilmente nella pratica della scrittura/lettura, due facce di una stessa affascinante fusione mentale, sono spinti a superare i confini sia del romanzo che delle piattaforme di espressione narrativa. Al di là della trama funambolica e caleidoscopica Mario Levrero letteralmente usa questo suo romanzo, lo utilizza, se ne serve come strumento, come interfaccia testuale, ma anche ipertestuale nella misura in cui un ipertesto è tale non solo se subordinato al digitale ma anche e soprattutto, come in questo caso, se presuppone e supera tutte le forme di struttura narrativa per superare la barriera della fusione mentale scrittore/lettore e per fare in modo di penetrarla, oltrepassarla e presentarsi direttamente al lettore trafiggendo il perimetro apparentemente invalicabile che delimita la matrice di quella stessa fusione mentale. Nick Carter si diverte mentre il lettore viene assassinato e io agonizzo è un libro geniale, unico, inimitabile, agghiacciante perché per la prima volta uno scrittore irrompe nella torre d'avorio della narrativa e ne svela tutti i manierismi e le teorie e per il lettore attento nulla potrà mai essere come prima.
"E tu, lettore, che ti impietosisci per il vuoto di Nick Carter, che cosa sai dirmi di te? Del tuo enigma, della tua identità? Non ti rendi conto che anche tu sei stato assassinato? Anche a te hanno piantato un coltello nella schiena il giorno stesso in cui sei nato. ma nella tua cecità chiami vita la tua vita, quella che trascini, come tanti lettori, infettando il mondo. Non è ancora nato il detective capace di indagare sulla tua morte, o lettore. Non sarai mai vendicato, anonimo verme. Tu non sei migliore di Nick Carter, e neppure di me."
Un libro. 
Nick Carter si diverte mentre il lettore viene assassinato e io agonizzo, di Mario Levrero (Calabuig).