mercoledì 20 aprile 2016

Turismo urbano, di Hebe Uhart (Calabuig)

Tra cittadine immerse in una pampa argentina dalle attese oniriche borghesiane, tra vie di metropoli di un'Europa segnata da meticolosità germaniche che attendono solo di essere stigmatizzate da Thomas Bernhard, nella scenografia di improvvisate sale di circoli culturali paesani e congressi internazionali di letterati che sembrano usciti dalle pagine di 2666 di Roberto Bolaňo, si dipanano questi otto racconti meravigliosi nella loro geniale linearità. Spesso l'io narrante è rappresentato dall'autrice stessa, mimetizzata da un disincantato tono autobiografico, altre volte è rappresentato dall'eco della voce di uno dei tanti protagonisti che sciolgono le loro aspettative letterarie in un presente che non ha più un passato e che teme il futuro. 
Tanti Bouvard e Pécuchet di un mondo letterario minimo e malinconico che cercano incessantemente di dare un senso alla comunione delle loro vite inconcludenti con la immaginata luminosità della fama letteraria, nonostante la tuttavia onnipresente delusione che nasce proprio dal contatto con quel mondo, sfilano dinnanzi al lettore che lentamente diventa partecipe del divenire della trama, per mezzo di una catarsi letteraria che lo avvolge in una delicata melancolia dalla quale l'autrice fa nascere la speranza che tutte le vite comunque hanno un senso purché si ingegnino a cercarlo, anche se poi mai lo troveranno.
Turismo urbano va ben oltre la dimensione di una mirabile silloge di racconti, trasfigurandosi in saggio sulle meschinità di un mondo letterario che è a sua volta paradigma del mondo, rimarcato dalle invidie, dalle rivalità, dalle ottusità celebrate come grandezze intellettuali e dalle genialità che sempre rimarranno purtroppo celate.
Hebe Uhart scrive un vero e proprio baedeker per coloro che si confronteranno, forse loro malgrado, con le durezze che albergano nella consorteria degli addetti ai lavori (spesso presunti) dell'universo mondo della scrittura, delle lettere, dell'editoria. Turismo urbano è libro che va letto e meditato affinché ogni aspirante autore sappia che forse aveva ragione il signor Saval, notaio di Vernon, artista frustrato e tragicomico protagonista dello schietto racconto di Maupassant Una serata a Parigi.
Un libro.
Turismo urbano, di Hebe Uhart (Calabuig).

lunedì 11 aprile 2016

Il sesto numero de Il Colophon


E' uscito da pochi giorni il sesto numero de Il Colophon. Rivista di letteratura di Antonio Tombolini Editore, diretta da Michele Marziani. Il tema di questa volta, prendendo spunto da Italo Calvino, è: "Le città invisibili". In questo numero scrivo di Beirut, città tra Oriente e Occidente interpretata dal punto di vista della narrativa libanese contemporanea, dei paesaggi narrativi di Roberto Bolaňo, intervisto il grande scrittore pavese Mino Milani e recensisco Sei problemi per don Isidro Parodi, opera a quattro mani scritta da Jorge Luis Borges e Adolfo Bioy Casares. Inoltre, last but not least, c'è anche un mio racconto. Il tutto magnificamente accompagnato dalle illustrazioni di Marta D'Asaro.
Buona lettura!