È tutto molto semplice. Se siete lettori e cultori di autori come Thomas Pynchon, Don DeLillo, Roberto Bolaňo, David Foster Wallace non potete non leggere questo saggio. Il romanzo massimalista è mappatura necessaria ed essenziale di un mondo letterario che segna il divenire dello sviluppo della forma romanzo, è bussola irrinunciabile e da consultare con attenzione per verificare lo stato dell’arte di tutto, ma proprio tutto, quello che circostanzia la letteratura postmoderna. Stefano Ercolino, giovane studioso, crea un saggio imponente, composto con estrema limpidezza e che, come proclamerebbe lo slogan di un cartellone pubblicitario posto al margine di un’autostrada ubikiana che attraversa un paesaggio phildikiano, si legge come un romanzo! si legge tutto d’un fiato!
Stefano Ercolino ha dalla sua una rara capacità di narrazione degna di un grande scrittore. L’Autore appare al contempo saggista e romanziere, specialista e divulgatore. Da questa combinazione nasce un rapporto articolato e completissimo, definitivo e tuttavia aperto alle interpretazioni e per nulla settario, bensì in grado di illustrare le variegate posizioni della critica italiana e d’oltreoceano.
Ho scoperto la letteratura postmoderna, in particolare Pynchon e DeLillo, negli Anni Ottanta, quando ancora il secondo era pubblicato in Italia solo da Tullio Pironti e finalmente, dopo anni di viaggi nei territori di quella parola scritta che cerca di andare oltre se stessa, trovo chi mi consegna una mappa che mi fa comprendere a che punto è il mio viaggio, da dove sono partito e dove forse arriverò.
I libri sono terre da scoprire e chi come me li esplora da tempo è sempre grato a colui che, nella sosta ristoratrice in un bivacco ai limiti del tempo e dei tempi, gli affida fugacemente l’esaustiva mappa di un intero continente.
Un libro.
Il romanzo massimalista, di Stefano Ercolino (Bompiani).
mercoledì 27 maggio 2015
Il romanzo massimalista, di Stefano Ercolino (Bompiani)
martedì 19 maggio 2015
Hotel Madrepatria, di Yusuf Atilgan (Calabuig)
Anatolia, terra ponte fra Asia e Europa, luogo di contaminazioni e ibridazioni storiche, epiche, territorio in cui si è compiuto uno degli eterni confronti tra Oriente e Occidente con la lenta ritirata del mondo bizantino di fronte all’avanzata dei figli di Osman. Anatolia, regione i cui altipiani videro per secoli la coabitazione bellica (cantata sia nell’ultima e pur sempre fulgida letteratura di Mistrà, finale despotato della romanità trasfigurata nella immobilità sacra delle icone dipinte da mano ultraterrena, sia nei poeti islamici che la dipingevano come porta necessaria alla conquista della agognata Mela Rossa, la Costantinopoli imperiale) tra duchi bizantini ed emiri turcomanni. Ed è questa Anatolia che Yusuf Atilgan sceglie come scenografia di questo Hotel Madrepatria, opera innovativa in cui l’Autore compone, con toni che vanno al di là di quelli del Novecento letterario, uno scrigno geniale in cui classicità, modernità, sperimentalismo si fondono dando vita a una narrazione che è paradigma di tutte le sfaccettature di quella espressione totalizzante che è il romanzo.
Il viaggio nella follia che un uomo, rimasto come una sentinella solitaria a guardia di una fortezza ormai abbandonata, compie fino alla terminazione estrema di ogni vitalità è occasione di rappresentazione di squarci di vita quotidiana, raffigurazioni di estreme solitudini, ostensioni di eternità femminine portatrici di mortale sensualità, ritratti di stolidità mercantili e contadine, visioni di sotterfugi meschini, indifferenze poliziesche e burocratiche, maschilismi eterni.
Hotel Madrepatria è un romanzo affresco, reso mirabilmente attraverso l’ibridazione di tempi, di soggetti narranti, di punti di vista che ricordano certe potenti espressività linguistiche alla William Faulkner o certe disperate rese dei conti alla Albert Camus.
La rendicontazione maniacale degli attimi delle vite dei personaggi, delle loro angosce, dei loro ricordi, delle loro speranze si fonde con la raffigurazione della eternità dei popoli, della ineluttabilità dei destini collettivi, della ineludibilità dello scorrere del tempo e dei tempi. Yusuf Atligan scrive un romanzo assoluto traslando la singolarità di un accadimento che vive al confine tra le anime e i corpi in figurazione del dolore degli umani e, come il Graham Greene de Il nocciolo della questione, osserva e trascrive questo dolore con misericordiosa pietà, quella misericordiosa pietà che solo uno scrittore di razza sa come raccontare.
Un libro.
Hotel Madrepatria, di Yusuf Atilgan (Calabuig).
Il viaggio nella follia che un uomo, rimasto come una sentinella solitaria a guardia di una fortezza ormai abbandonata, compie fino alla terminazione estrema di ogni vitalità è occasione di rappresentazione di squarci di vita quotidiana, raffigurazioni di estreme solitudini, ostensioni di eternità femminine portatrici di mortale sensualità, ritratti di stolidità mercantili e contadine, visioni di sotterfugi meschini, indifferenze poliziesche e burocratiche, maschilismi eterni.
Hotel Madrepatria è un romanzo affresco, reso mirabilmente attraverso l’ibridazione di tempi, di soggetti narranti, di punti di vista che ricordano certe potenti espressività linguistiche alla William Faulkner o certe disperate rese dei conti alla Albert Camus.
La rendicontazione maniacale degli attimi delle vite dei personaggi, delle loro angosce, dei loro ricordi, delle loro speranze si fonde con la raffigurazione della eternità dei popoli, della ineluttabilità dei destini collettivi, della ineludibilità dello scorrere del tempo e dei tempi. Yusuf Atligan scrive un romanzo assoluto traslando la singolarità di un accadimento che vive al confine tra le anime e i corpi in figurazione del dolore degli umani e, come il Graham Greene de Il nocciolo della questione, osserva e trascrive questo dolore con misericordiosa pietà, quella misericordiosa pietà che solo uno scrittore di razza sa come raccontare.
Un libro.
Hotel Madrepatria, di Yusuf Atilgan (Calabuig).
giovedì 14 maggio 2015
La trilogia della pianura
E' stato il mio primo romanzo, pubblicato nel 2008 da Manni. Poi è diventato anche il titolo di questo blog. Ora Notte di nebbia in pianura vive una terza vita edito come libro elettronico da Antonio Tombolini Editore nella collana Officina Marziani, diretta da Michele Marziani. E con Sette sono i re e L'odore del riso si unisce in una trilogia della pianura, tutta disponibile nella collana Officina Marziani.
Buona lettura!
Con Notte di Nebbia in Pianura si completa la trilogia della pianura di Angelo Ricci
Buona lettura!
Con Notte di Nebbia in Pianura si completa la trilogia della pianura di Angelo Ricci
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mercoledì 13 maggio 2015
Carlo Feltrinelli a Sette: Bisogna dare forma a una nuova idea di editoria
Come si scriveva un tempo, ricevo e volentieri pubblico questa anteprima dell'intervista a Carlo Feltrinelli che apparirà su Sette da venerdì 15 maggio.
Carlo Feltrinelli a Sette: Bisogna dare forma a una nuova idea di editoria
Quella degli anni d’oro è probabilmente finita per sempre
A 60 anni dalla fondazione della casa editrice un’intervista all’editore
Milano, 13 maggio 2016 - Carlo Feltrinelli parla a Sette in una lunga intervista del futuro dell’editoria e della crisi del libro partendo dalla storia della casa editrice che compie sessant’anni, a proposito dei quali dice: “Ci arriviamo con carte da giocare”.
La Feltrinelli è nata in un mondo diverso, sulle differenze rispetto agli esordi l’editore risponde: “Non vedo discontinuità. Tutto è cambiato. Ma resta la vocazione illuminista e l’insofferenza a farsi etichettare, l’irrequietezza di fronte alle convenzioni, i cliché… Per me la Feltrinelli rappresenta una proteina nobile di una società democratica”.
Sul prossimo futuro del mondo dell’editoria dice: “Quella degli anni d’oro è probabilmente finita per sempre. Parlo di fine anni Cinquanta, dei Gallimard, dei Rowohlt, dei Knopf. Vedo però un futuro interessante: abbiamo davanti l’orizzonte infinito e inesplorato dell’editoria digitale. Le due prospettive non si annullano, ma si sommano. Sono ottimista anche se apparentemente il libro perde peso specifico e la crisi si fa sentire”.
Su come si potrebbe configurare l’industria libraria e quali saranno i suoi protagonisti, Carlo Feltrinelli risponde: “Il libro cartaceo non è destinato alla soffitta. Credo rimanga una voce importante nel dibattito pubblico, nella circolazione delle idee, nella scoperta dei talenti narrativi e letterari. Il libro rimane centrale per la nostra attività. Ma dobbiamo pensare anche ad altro, tentare di reagire a realtà che non c’entrano nulla con la storia dell’editoria per come l’abbiamo concepita fino ad ora, sperimentare nuove strade”. E sulle mosse “per dare forma a una nuova idea di editoria, da cui non puoi prescindere se vuoi essere della partita” aggiunge: “Abbiamo pensato a un nuovo canale televisivo e stiamo immaginando un nuovo modello di centro culturale europeo con la Fondazione Feltrinelli. Stiamo acquisendo una casa editrice in Spagna, dalla fine del 2016 saremo proprietari di Anagrama, il più importante riferimento indipendente per la cultura in lingua spagnola. Abbiamo partecipato alla rifondazione della scuola Holden di Torino. Abbiamo immaginato una nuova generazione di librerie con una offerta di ristorazione di qualità. Dobbiamo reagire allo scacco che ci viene dalla crisi dei consumi, dal cambiamento antropologico nella fruizione dei contenuti, dall’atavico problema italiano della gente che non legge”. E sul ruolo che avranno in futuro le librerie in Italia risponde: “Per noi è ancora fondamentale: una libreria, se fatta bene, ti dà uno sguardo, una prospettiva che neanche internet, che in teoria ti offre tutto, ti può dare”. Sulla Fondazione, se non sia un progetto obsoleto nell’era delle nuove tecnologie, replica: “Abbiamo un’ambizione: fare della Fondazione Feltrinelli un centro rilevante sul piano internazionale, sia per la ricerca, sia per la divulgazione e la formazione. Stiamo pensando a una grande casa delle scienze sociali, a Milano, nel 2016, in un palazzo fantastico disegnato da Jaques Herzog e Pierre de Meuron, che sia collegato al resto del mondo e a istituti di ricerca similari”.
A proposito delle nuove sfide che il mondo editoriale contemporaneo pone, conclude: “È molto faticoso ma ne vale la pena, ed è in gioco una parte dell’economia della conoscenza del nostro Paese”.
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mercoledì 6 maggio 2015
Il Colophon è online!
Dal 5 maggio è online Il Colophon. Rivista letteraria di Antonio Tombolini Editore. Il direttore è il bravissimo Michele Marziani, l'editore è il coraggioso e innovatore Antonio Tombolini. La redazione e i collaboratori e tutte le altre indicazioni le trovate qui. Il Colophon è una rivista letteraria che coniuga lo stile della rivista classica con lo spazio digitale del web. Ha scelto infatti di utilizzare la piattaforma Medium. La leggete quando volete, dove volete, con ogni device ed è assolutamente gratuita.
In questo primo numero c'è qui una mia intervista a Marino Magliani, di cui presenterò venerdì 8 maggio alle ore 17.30, presso la libreria Le mille e una pagina, l'ultimo libro, Il canale bracco, mentre qui recensisco Il ritorno impossibile, di Marisa Fenoglio.
Inoltre, sempre in questo numero, la scrittrice italo-canadese Giulia De Gasperi scrive qui una bellissima recensione del mio romanzo L'odore del riso.
Buona lettura e rimanete in attesa del secondo mirabolante numero de Il Colophon.
In questo primo numero c'è qui una mia intervista a Marino Magliani, di cui presenterò venerdì 8 maggio alle ore 17.30, presso la libreria Le mille e una pagina, l'ultimo libro, Il canale bracco, mentre qui recensisco Il ritorno impossibile, di Marisa Fenoglio.
Inoltre, sempre in questo numero, la scrittrice italo-canadese Giulia De Gasperi scrive qui una bellissima recensione del mio romanzo L'odore del riso.
Buona lettura e rimanete in attesa del secondo mirabolante numero de Il Colophon.
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lunedì 4 maggio 2015
Puttane assassine, di Roberto Bolaňo (Adelphi)
Un libro.
Puttane assassine, di Roberto Bolaňo (Adelphi).
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